Una via purifica una illumina una conduce a Dio (San.G.PaoloII)

«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Gesu'

 
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FORUM 1 - MADRE TERRA: UN SOLO PIANETA UNA SOLA UMANITÀ

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2023 20:33
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Città: CORIGLIANO CALABRO
Età: 55
Sesso: Maschile
15/09/2023 20:33



Kpakilé Félémou

Comunità di Sant’Egidio, Guinea Conakry
 biografia

Le conseguenze dei cambiamenti climatici non sono uguali tra Nord e Sud del mondo 

Oggi i mezzi di comunicazione e i social danno l’accesso immediato a tutto ciò che succede nel mondo. Vediamo come anche le nazioni ricche e potenti siano colpite duramente da eventi estremi: ogni anno sulle coste degli Stati Uniti d’America assistiamo a uragani e tifoni. Anche l'Europa non è risparmiata dalle alluvioni e dalle frane, persino dalla siccità, come abbiamo visto ultimamente in Italia e in Francia. Si parla molto di meno invece di ciò che accade in Africa e degli effetti del riscaldamento globale su questo continente. Ma nel Sahel e in tutta la fascia subsahariana si sono registrate nei mesi scorsi inondazioni che non si erano mai viste in passato, in modo così violento. E altre emergenze climatiche sono segnalate in diversi paesi africani.

Rispetto agli eventi che riguardano il clima c’è però una differenza notevole tra Nord et Sud del mondo. Anche nel Nord, certamente, gli effetti delle catastrofe climatiche sono spesso terribili e provocano non poche vittime. Ma, quando accade, si procede in tempi più o meno rapidi alla ricostruzione e alla riparazione dei danni. Invece nel Sud del mondo ogni evento drammatico sembra segnare la terra e l’uomo in modo permanente, tanto che spesso in molti paesi, agli effetti devastanti di una prima catastrofe, si aggiungono quelli della seconda, della terza e così via. La propria casa, i mezzi di trasporto, le proprie attività commerciali, quando vengono persi per causa di questi avvenimenti, non si recuperano più, e la distruzione è per sempre. Non c’è resilienza, ma normalmente un semplice allontanamento del problema, come accade spesso in grandi metropoli come Lagos, Dakar o Abidjan: la gente muore per il crollo delle proprie, precarie, abitazioni a causa delle piogge e ai sopravvissuti non viene quasi mai offerta alcuna alternativa abitativa costringendoli di fatto a spostarsi sempre più in periferia, a volte fino ai margini delle foreste. Le emergenze ambientali sono infatti più gravi in assenza di garanzie sociali e di progetti di urbanizzazione.

Il legame tra sfruttamento della madre terra e povertà 

Come Comunità di Sant’Egidio, essendo presenti in una trentina di paesi africani, ci siamo resi conto quanto sia vero ciò che afferma Papa Francesco nella “Laudato si’”. E cioè che esiste una forte relazione tra lo sfruttamento abusivo della Madre Terra e la povertà. Abbiamo preso coscienza della necessità di una “riparazione” non solo della natura, ma insieme ad essa del tessuto sociale e umano delle città e delle nazioni. A questo livello contano molto l’educazione – e più in generale la cultura - insieme alle politiche sociali e urbanistiche che vengono scelte. È su questi piani che occorre lavorare. 

Conoscere come si è arrivati ad un inquinamento che si può definire socio-ambientale può essere utile per non commettere nuovamente gli errori del passato ma anche per favorire un progresso sostenibile di cui proprio il Sud del mondo può costituire un’avanguardia.

La storia insegna. Facciamo l’esempio della Costa d’Avorio. Si tratta di un paese che ha conosciuto il fenomeno di una progressiva desertificazione provocata dagli uomini già dagli anni Venti del secolo scorso, quando il suo territorio era ancora in massima parte coperto da foreste vergini, eccetto la savana collocata nelle regioni settentrionali. Ad un certo punto la politica coloniale decise che bisognava cominciare a tagliare gli alberi, a deforestare, ma non solo e non tanto per il commercio del legname. Occorreva creare, al posto delle foreste, numerose, talvolta immense, piantagioni di cacao, caffè e altre colture. Da una parte ciò ha progressivamente cambiato il clima del paese, dall’altra ha determinato un forte cambiamento delle sue componenti sociali. Per coltivare era infatti necessario trasferire un’imponente massa di mano d’opera, in particolare dal Nord dell’allora Sudan francese, cioè dall’attuale Burkina Faso, dal Mali e da altre regioni. Ma tutto ciò, seppure – nel caso del cacao – ha creato la ricchezza di una parte della popolazione, ha introdotto anche lo sfruttamento di migliaia di lavoratori e un significativo fenomeno di lavoro minorile. Potremmo dire esattamente la stessa cosa per altri paesi dell’Africa Occidentale. Coltivazioni oppure miniere, che provocano ugualmente la deforestazione di larghe aree, come è accaduto in Guinea Conakry, il paese di cui sono originario. E pensare che una di queste imprese minerarie si chiama “Forêt forte”, cioè “la foresta forte”. 

Ma ad un certo punto, a partire dagli anni Ottanta, le campagne sono entrate in crisi per via del prezzo sempre meno remunerativo delle piantagioni determinando urbanizzazioni fuori controllo e moltiplicazione di abitazioni precarie (causa, come dicevamo, di tante vittime per i crolli durante le grandi piogge). Una crescita delle città – in genere delle capitali - in assenza pressoché assoluta di piani regolatori. Tutto ciò ha anche alimentato il fenomeno dei bambini di strada che spesso fuggono da zone interne del paese e si ritrovano senza punti di riferimento nelle grandi metropoli. Vediamo quindi, quanto la sofferenza della natura produce spesso sofferenza dell’ambiente sociale.   

La rottura dell’equilibrio di alcuni ecosistemi ha anche determinato l’insorgere di gravi malattie. Le città dell’Africa Occidentale hanno conosciuto epidemie che prima non erano mai apparse. Ricordiamo la terribile epidemia del virus ebola, generata anche dall’”urbanizzazione” dei pipistrelli che, non avendo più le foreste come rifugio naturale, si sono spostati nelle città. Ebola, dal dicembre 2013 al 2015, ha causato la morte di più di 20.000 persone in tre paesi, Guinea Conakry, Sierra Leone e Liberia, con conseguenze nefaste anche sul piano economico e sociale.

La guerra infine è certamente il più grande nemico dell’ambiente perché lascia segni indelebili a distanza di anni (pensiamo solo alle mine), ma c’è un inquinamento invisibile che è apparentemente più innocuo ma terribilmente insidioso. Si tratta della corruzione che inquina la società alle sue radici. È evidentemente un fenomeno presente ovunque nel mondo, ma in Africa lo è in maniera particolare perché in alcuni Stati raggiunge livelli parossistici. Non si tratta infatti solo della grande corruzione, di scandali che riguardano multinazionali e grandi funzionari: quando si arriva a dover pagare un “extra” per farsi fare un’iniezione in ospedale o quando, per far passare una pratica da un ufficio all’altro, occorre “premiare” l’impiegato che in realtà fa solo il suo dovere, è l’intera società che è inquinata nel profondo. E la corruzione peggiore forse è quella interna al sistema scolastico perché nega il futuro ad un paese. 

 

Sant’Egidio, giovani e resilienza necessaria

Come dice Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, c’è un’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta (Enciclica, 16)

Nelle grandi città africane e nel mondo, la Comunità di Sant’Egidio crede nell’educazione come passaggio fondamentale per la cura della Terra e il suo sviluppo umano e sociale. Nelle Scuole della Pace di Sant’Egidio si insegna ai più piccoli a leggere e scrivere perché è l’ignoranza in generale, la mancanza di informazioni e di conoscenza, ad ostacolare un corretto rapporto con la natura. Lì si insegna anche a a rispettare l’ambiente dove si vive, a capire che la natura ha bisogno di essere salvaguardata. 

Le scuole della Pace sono in gran parte frequentate da bambini e ragazzi in difficoltà, che provengono dalle periferie, messi ai margini dei modelli economici e produttivi. Ma soprattutto sono in pericolo tutti i minori non registrati alla nascita, spesso a rischio di ogni tipo di traffico e di abusi. Con il programma BRAVO, che prevede l’iscrizione all’anagrafe di questi bambini “invisibili” (circa 4 milioni registrati dal programma solo in Burkina) si restituisce loro un nome e così facendo si lotta contro una forma intollerabile di ingiustizia che è causa di un grave inquinamento sociale, talmente profondo da negare il nome alle persone. È la resilienza socio-ambientale di cui ha bisogno l’Africa come il pane.

Un altro esempio che viene dalla nostra esperienza: nel 2019 il ciclone tropicale Idai ha attraversato con violenza inaudita il centro del Mozambico. In modo particolare è stata colpita Beira. Ancora oggi si possono vedere ovunque i segni di quella distruzione ma, a distanza di 4 anni, le uniche case, una cinquantina, ricostruite al centro della città sono quelle messe su dai giovani di Sant’Egidio per permettere agli anziani che vi abitavano di poter restare là dove sono sempre vissuti. Evitare che fossero trasferiti ai margini della città, in contesti sociali e abitativi in cui non si sarebbero ritrovati, è una preziosa opera riparativa a livello sociale e ambientale. Si potrebbe dire: troppo poco? Molto invece, perché l’esempio può essere contagioso. Ed è ugualmente piena di aspettative l’ormai vasta rete di start-up che in Africa si occupano di ambiente, dal riciclaggio dei rifiuti delle piantagioni per offrire prodotti alternativi alla plastica, ad altri tipi di imprese che puntano sulle energie rinnovabili, prima di tutto quella solare.

I giovani, che sono la più grande ricchezza del continente in termini numerici e di energie, possono infatti essere un grande fattore di resilienza ambientale e sociale al tempo stesso. Ma occorre crederci e investire in questa direzione. 

Gillian Kingston

Vice Presidente del Consiglio Metodista Mondiale (WMC)
 biografia

“Partiamo proprio dall’inizio, un bellissimo posto da cui iniziare…”

Il libro della Genesi, raccontando la storia della creazione, ci dice che Dio creò la terra e vide che era cosa buona, davvero molto buona. Ma, come sappiamo, le cose sono andate peggiorando…

Allora, a seguito di un evento atmosferico eccezionale, il Diluvio, Dio fece un’Alleanza con Noè: 

Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne (Genesi 9,13-15b)

Ma qui c’è l’inghippo: la natura di un patto prevede che sia un accordo onorato dalle due parti. Dio è stato fedele a quello con la creazione, ma l’umanità non lo è stata. Isaia dipinge un quadro fosco di Gerusalemme: 

È in lutto, languisce la terra; è squallido, languisce il mondo, sono desolati il cielo e gli abitanti della terra. La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l’alleanza eterna. (Isaia 24,4-6)  

Il vescovo David Atkinson, ricercatore chimico prima di diventare sacerdote della Chiesa di Inghilterra, riflette sul rapporto tra Dio, creazione ed umanità nel suo libro, Renewing the Face of the Earth (Rinnovare la faccia della terra). Ritiene che: 

Una parte significativa del nostro problema è che abbiamo perso la comprensione del fatto che “del Signore è la terra” e, con questo, il senso biblico che esiste una triangolazione feconda del rapporto tra Dio, la terra e l’umanità: che noi esseri umani siamo parte della natura e dipendenti dalla natura per il nostro benessere, ma anche che abbiamo una responsabilità verso Dio nel prenderci cura a nome di Dio della creazione di Dio. 

Il Covid-19 ha sottolineato e ci ha mostrato, come mai nulla prima aveva avuto il potere di fare, che siamo davvero un unico mondo.

Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico sono molto più evidenti in alcune parti del mondo che in altre, e dev’essere chiaro a tutti, tranne a chi si ostina a non vedere, che noi siamo tutti in corsa verso il disastro, ma che quelli più vulnerabili sono quelli che meno hanno contribuito a questo disastro. Qui c’è un enorme problema di giustizia ed uguaglianza…

L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, dichiara:

nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. (1Cor 12, 25-26)

Il teologo nordafricano del 4° secolo Lattanzio, osservava che 

Il vero problema della giustizia consiste proprio nel fatto che provvediamo agli altri con l’umanità che prodighiamo verso la nostra famiglia con l’affetto.

E, più recentemente, nella sua enciclica Fratelli Tutti (2020), Papa Francesco argomenta in modo simile: 

17. Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci. Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalità quelli che sono solo interessi particolari. 

E il Papa continua…

30. Nel mondo attuale i sentimenti di appartenenza a una medesima umanità si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra un’utopia di altri tempi. Vediamo come domina un’indifferenza di comodo, fredda e globalizzata, figlia di una profonda disillusione che si cela dietro l’inganno di una illusione: credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca.

Certo siamo tutti nello stesso mare, ma si potrebbe obiettare che non siamo tutti sulla stessa barca: alcune barche sono posizionate meglio di altre rispetto alla tempesta. Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato che “la questione climatica è attuale ora e per tutti noi. Nessun paese o comunità ne è immune e, come sempre accade, i poveri e i vulnerabili sono i primi a soffrire e più duramente. 

E’ molto chiaro che 

  • popoli i cui stili di vita tradizionali erano stati complementari ora sono in competizione nel diminuire le risorse naturali di acqua e terra coltivabile;
  • campi e villaggi stanno scomparendo sotto alluvioni o a causa della desertificazione;
  • siccità protratte colpiscono i raccolti e persone e animali soffrono la fame;
  • ci sono da una parte devastanti incendi di foreste, dall’altra piogge torrenziali ed uragani…
  • la calotta glaciale si sta sciogliendo e le acque degli oceani aumentano di livello;
  • molte migliaia di specie animali, di uccelli e insetti stanno scomparendo;
  • l’equilibrio della natura sta cambiando.

 

Ovviamente gli esempi possono solo aumentare, ma il concetto è chiaro: siamo colpevoli perché stiamo mandando in rovina la nostra casa e presto sarà troppo tardi per rimediare; stiamo distruggendo ciò che ci ha dato riparo e sussistenza e, fatto ancora più grave, stiamo mettendo altri nella casa sotto una pressione crescente

Forse conoscete la serie “Father Ted”: comprende il personaggio, Padre Jack, la cui risposta consueta alle domande scomode è: “sarebbe una questione ecumenica”!

La questione più scomoda di fronte al mondo oggi è quella del cambiamento climatico – e questa è una questione ecumenica, nel vero senso della parola. 

Una serie di parole usate spesso riferendosi alle questioni del cambiamento climatico provengono dalla radice greca “oikos”, casa/domestico:

Ecologia – il benessere della casa

Economia – la gestione della casa

Ecumenismo – le relazioni all’interno della casa 

Ascoltate:

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà (Gv 2,13-17)

Sorelle e fratelli, è tempo per noi di essere divorati dallo zelo per la casa del Padre nostro e per quelli che la abitano…

  • Siamo abbastanza arrabbiati per quello che sta succedendo alla casa che il nostro Padre amorevole ha provveduto per noi?
  • Lo sfruttamento della gente e delle risorse naturali fa sì che vogliamo davvero cambiare le cose?
  • Siamo preparati ad agire anche se questo disturba o allontana i potenti e chi ha interessi di parte?
  • Cosa sto/stiamo facendo nelle nostre case e nei nostri posti di lavoro per ridurre il nostro impatto sull’ambiente?

Queste sono questioni cruciali mentre riflettiamo - e agiamo - su quello che significa vivere come un'unica umanità su un solo pianeta…

Signore e Padre dell’umanità,
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità,
infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace.
Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno,
senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.

Il nostro cuore si apra
a tutti i popoli e le nazioni della terra,
per riconoscere il bene e la bellezza
che hai seminato in ciascuno di essi,
per stringere legami di unità, di progetti comuni,
di speranze condivise. Amen.

                             Preghiera da Fratelli Tutti 2020. 

Sudheendra Kulkarni

Indù, Fondatore del "Forum for a New South Asia”, India
 biografia

Cari amici,

Buongiorno. Vengo dall’India e oggi è un giorno molto speciale per gli indiani, è Diwali, la festa delle luci. Lasciate che vi trasmetta i miei saluti Diwali, di cuore, con una preghiera speciale in questa festa

Om Asato Maa Sad-Gamaya |
Tamaso Maa Jyotir-Gamaya |
Mrtyor-Maa Amrtam Gamaya |
Om Shaantih Shaantih Shaantih ||

Che significa:

O Signore guidaci, guida tutte le persone nel mondo
Dalla menzogna alla verità
Dalle tenebre alla luce
Dalla mortalità all’immortalità
Pace, pace, pace

 

Il tema di questa conferenza: Madre terra: un solo pianeta una sola umanità- testimonia la più grande crisi, e dunque il più grande compito, per l’umanità di oggi.
Cominciamo a farci qualche domanda, poiché spesso le domande sono più illuminanti delle risposte.

PRIMA DOMANDA: l’élite dominante sul mondo crede davvero nell’ideale di UNA umanità?

I leader politici e di governo che prendono le decisioni nelle nazioni al potere nel mondo sono davvero vincolati all’idea che c’è bisogno di salvare la madre Terra dalla crisi climatica, che ha un impatto su ogni Paese in ogni parte del mondo ogni giorno?

No. Se escludiamo poche eccezioni, c’è un impegno molto debole. Le loro azioni non corrispondono ai discorsi che fanno. In effetti, perfino i discorsi di alcuni leader sono estremizzati in modo fastidioso. Non fanno neanche finta di credere nell’ideale di UNA umanità.

Poiché l’impegno dei governi è debole, non c’è quasi nessuna azione globale collaborativa e coordinata rivolta a sfide globali come la povertà, l’ingiustizia, la fame, gli squilibri nello sviluppo, le disparità nelle ricchezze, la siccità, lo sfruttamento sconsiderato delle risorse della terra, l’inquinamento e le migrazioni forzate.

E non stanno neppure fissando ambiziosi obiettivi di Azione climatica, né li stanno implementando in maniera collettiva e con un senso di urgenza.

SECONDA DOMANDA : 

Se siamo UNA umanità – e lo siamo davvero – perché non abbiamo imparato niente dalla storia sanguinaria di guerre e di conflitti?

Al momento attuale, nuove guerre letali sono in corso in Ucraina, Yemen e Siria. 

E c’è potenziale anche per conflitti in altre parti del mondo.

TERZA DOMANDA: 

Dato che siamo in Europa, vorrei chiedere: perché la NATO non è stata sciolta, come lo è stato il Patto di Varsavia? E perché si tenta di creare una NATO asiatica? Tutto questo sta accadendo perché i meccanismi per risolvere pacificamente le controversie tra nazioni sono pochi e non funzionano.

Le Nazioni Unite sono state rese impotenti ad agire contro i trasgressori. 

In effetti, una crudele ironia è che i peggiori trasgressori in diverse guerre sono stati i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Pongono facilmente il veto a qualsiasi azione contro di loro da parte dell'ONU.

QUARTA DOMANDA: 

Perché le principali nazioni del mondo continuano ad accumulare armamenti sempre più letali e spendono ogni anno più risorse per l'esercito che per il benessere delle persone? Prendi il caso degli USA. È il più grande spenditore in armamenti del mondo. Spende più di tutti gli altri nove paesi nella Top Ten messi insieme, anche se non c'è una minaccia proporzionata alla sua sicurezza.

Il militarismo infligge violenza non solo contro le persone, ma anche contro il pianeta. 

Ci sono ampie prove che mostrano che i conflitti tra le nazioni danneggiano gravemente l'ambiente.

QUINTA DOMANDA: perché i governanti di alcuni paesi, come il presidente del Brasile, pensano che i doni inestimabili di Madre Natura come le foreste amazzoniche appartengano solo a loro e non all'umanità nel suo insieme? Perché credono di poter depredare, saccheggiare e distruggere tali risorse ecologiche insostituibili per profitti a breve termine, senza preoccuparsi di ciò che questo potrebbe comportare per l'UNICO CLIMA INDIVISIBILE COMUNE del nostro UNICO E SOLO PIANETA?

INFINE, SESTA DOMANDA: E questo lo chiedo da indiano, perché sono profondamente preoccupato per ciò che sta accadendo tra l'India e alcuni dei nostri vicini.

I Veda, le antiche sacre scritture dell'induismo, ci insegnano che il mondo intero è una famiglia — Vasudhaiva Kutumbakam, come si dice in sanscrito.

Allo stesso modo, anche l'Islam predica l'Unità dell'Umanità.

Eppure, una delle inimicizie più pericolose e durature al mondo è quella tra l'India e il nostro vicino Pakistan. India e Pakistan non hanno collaborato nemmeno quando l'intera umanità stava combattendo la pandemia di Covid.

Allo stesso modo, quando più di un terzo del Pakistan è stato recentemente sott'acqua a causa delle peggiori inondazioni della sua storia, il governo del Pakistan ha rifiutato l'aiuto dell'India.

Io stesso mi sono offerto di inviare medicinali, ma il governo pakistano ha detto NO. Un team di medici indiani voleva andare ad aiutare, ma il governo pakistano ha detto NO.

Non biasimo completamente il Pakistan, perché quando le massicce inondazioni hanno causato il caos nello stato indiano del Kerala nel 2018, il governo indiano ha rifiutato l'aiuto offerto dal Pakistan.

L'esempio delle inondazioni in Pakistan mette in luce un'altra verità più scomoda. Il cambiamento climatico è stato causato dalle emissioni di carbonio dei paesi industrializzati. Ma i paesi poveri e in via di sviluppo con un'elevata densità di popolazione e risorse limitate sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico.

 

Amici,

Possiamo moltiplicare tali domande, ma la conclusione che ne possiamo trarre è chiara.
Madre Terra è in pericolo.
I Figli di Madre Terra sono in profonda angoscia.
Quindi cosa si dovrebbe fare?

Permettetemi di presentare brevemente cinque idee per l'azione.

Prima idea: dobbiamo diffondere con coraggio e senza esitazione la verità che l'era degli stati-nazione con sovranità esclusiva è finita. Questa è l'era dell'interconnessione e dell'interdipendenza globali. Pertanto, l'esclusivismo nazionale deve lasciare il posto all'inclusività globale. 

Indipendentemente dalle nostre identità nazionali, razziali o religiose, tutti dovrebbero essere resi consapevoli della nostra identità primaria come membri di UNA UMANITA’.

Seconda idea: coerentemente con l'idea che la sovranità degli stati-nazione dovrebbe essere ridotta per accettare la sovranità superiore di UNA UMANITA’, il mondo dovrebbe muoversi verso una nuova era di governance globale efficace.

Il che significa che dovremmo rafforzare le piattaforme multilaterali per la cooperazione regionale e globale. 

Soprattutto, è giunto il momento di riformare radicalmente le Nazioni Unite e renderle efficaci, veramente rappresentative e genuinamente democratiche.

Permettetemi di fare un esempio per mostrare perché l'ONU oggi è palesemente non rappresentativa e non democratica.

L'India è la seconda nazione più popolosa del mondo. Entro la fine di questo decennio, la popolazione indiana supererà quella cinese. Tuttavia, non ha posto tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Al contrario, due nazioni europee, Gran Bretagna e Francia, ciascuna delle quali ha una popolazione inferiore a 1/20 di quella dell'India, sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con potere di veto.

Non è assurdo?

In effetti, direi che nessun paese dovrebbe avere un'appartenenza permanente all'UNSC (Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) e nessun paese dovrebbe nemmeno avere un potere di veto.

In un ordine mondiale veramente democratico, non può esserci una norma che dice che tutte le nazioni sono uguali ma alcune sono più uguali di altre.

TERZA IDEA: la politica per sua stessa natura è divisiva. Crea divisioni tra nazioni e divisioni anche tra persone appartenenti alla stessa nazione.

Pertanto, la coscienza politica è incapace di coltivare la convinzione che la Terra sia la nostra Madre Comune, che il Pianeta sia la nostra Casa Comune e che l'Umanità sia Una. Solo una coscienza religiosa illuminata può far nascere la fede nella sacralità di Madre Terra e nel concetto di Un Pianeta e Un'Umanità.

Pertanto, i leader religiosi e le istituzioni religiose di tutte le fedi dovrebbero intensificare i loro sforzi per spingere i governi, le imprese e le società verso l'azione per il clima, verso la giustizia sociale, verso lo sviluppo sostenibile e verso la fine delle guerre e del militarismo. È in questo contesto che vediamo l'importanza enorme e pionieristica della lettera enciclica - Laudato si  SULLA CURA DELLA CASA COMUNE - pubblicata da Sua Santità Papa Francesco nel 2015. Altre religioni dovrebbero emulare questo nobile esempio.

Idealmente, tutte le religioni dovrebbero prepararsi, pubblicare e fare campagna per l'attuazione di un manifesto spirituale comune per salvare il pianeta Terra e salvare l'umanità.

Quarta idea: scienza, tecnologia, innovazione e imprese verdi sono alleati indispensabili nella missione per superare la crisi climatica.

È incoraggiante notare che si stanno facendo passi da gigante nell’energia solare, nell’eolico, nell'idrogeno verde e in altre fonti di energia rinnovabili. Alcuni paesi, come la Cina, hanno anche adottato misure risolute per aumentare la copertura forestale e disinquinare gli specchi d’acqua.

Dovremmo accogliere con favore la recente dichiarazione del presidente cinese Xi Jinping sulla necessità di ristabilire l'armonia tra gli esseri umani e la natura e di passare dalla civiltà industriale alla civiltà ecologica.

La mia quinta e ultima idea: per salvare Madre Terra e per salvare l'umanità, il mondo deve abbandonare i modelli di crescita economica basati sul consumismo e l'avidità. Dovremmo ricordare le parole sagge e di avvertimento del Mahatma Gandhi, uno dei primi dediti al Movimento Verde, che disse: "Madre Terra ha abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non l'avidità di tutti".

Prima di concludere, vorrei rivolgere un fervido appello alla Comunità di Sant'Egidio e a tutti i partecipanti a questo incontro. Intraprendiamo una missione di pace per fermare la guerra in Ucraina. Andiamo sia in Ucraina che in Russia e sollecitiamo l'immediata cessazione delle ostilità. Facciamo anche appello alla comunità internazionale affinché metta fine alla sua passività e faccia sforzi efficaci per porre fine alla guerra.

 

Concludo ringraziando la Comunità di Sant'Egidio per avermi invitato ancora una volta a partecipare a questo Incontro Internazionale Interreligioso e Interculturale per la Pace.

E grazie a tutti per l'attenzione.

Jai Jagat!
Jai Jagat in Sanskrito significa Vittoria all’Umanità

David Rosen

Rabbino, consigliere speciale della Casa della Famiglia Abramitica (AFH) di Abu Dhabi, Israele
 biografia

Dal punto di vista della Bibbia, per la quale il mondo è la “Creazione” – l’autentica manifestazione di Colui che è Creatore onnipresente e Guida dell’Universo – qualsiasi degradazione non solo della persona umana ma anche del nostro ecosistema è un’offesa terribile a Dio; il mondo naturale - e soprattutto ciò che ne è l’apice, il genere umano – rivela la sua gloria e la sua benevolenza, e gli dà testimonianza.

Perciò, la presente crisi ambientale deve essere da noi considerata alla stregua di una crisi religiosa che richiede che gli uomini di religione e di fede siano in prima fila nel ricordare la nostra responsabilità, come obbligo religioso, nel proteggere e risanare il nostro ambiente – come hanno fatto l’attuale papa ed i suoi predecessori.

Inoltre, la crisi ambientale ci pone una sfida esistenziale, nella quale si gioca nientemeno che la nostra sopravvivenza, e la responsabilità verso i nostri figli e le generazioni future. Mi ricordo di un evento, più di un decennio fa, durante l’annuale conferenza del Consiglio Internazionale dell’ “International Council of Christians and Jews” (Consiglio Internazionale dei Cristiani e degli Ebrei), che verteva sul tema della giustizia. Ho dedicato parecchio tempo alla sfida posta dal degrado ambientale e della giustizia ecologica. Alla fine della mia presentazione due professoresse, specializzande in relazioni cristiano-ebraiche, mi hanno chiesto perché avessi dedicato tanto tempo a tale argomento in una conferenza ebraico-cristiana. A quanto pare, non ero stato tanto bravo nell’esporre la mia presentazione! Tuttavia ho risposto chiedendo loro: quale può essere il valore della collaborazione tra cristiani ed ebrei se non abbiamo una casa dove questa collaborazione possa avere luogo? Non è un azzardo sostenere che tutte le altre questioni, per quanto importanti possano essere, possono essere paragonate ai lavori di riparazione delle sedie sul ponte del Titanic, mentre ci stiamo dirigendo verso l’iceberg che sta per distruggerci.

C’è un antico racconto ebraico che parla di alcune persone in una barca a remi; uno di loro comincia a fare un buco sotto il proprio sedile. Gli altri gli gridano: “smettila, cosa stai facendo?” Lui risponde: “Non sono affari vostri, sto facendo il buco sotto il mio sedile, non sotto il vostro!”. Naturalmente loro rispondono: “Così affonderemo ed affogheremo tutti!” Nessuno, e sicuramente nessuna religione, possono essere moralmente esonerati da questa sfida: siamo tutti sulla stessa barca. Ed infatti il libro della Genesi dichiara che siamo qui nel giardino della Creazione affinché lo “coltivassimo e lo custodissimo”, cioè assicurassimo la sua produttività sostenibile ed il suo futuro.

 

Secondo l’ultimo Global Risk Report (Rapporto sui rischi globali) del Word Economic Forum (Forum economico mondiale), il fallimento nell’intraprendere azioni contro il cambiamento climatico - associato a fenomeni metereologici estremi ed alla perdita di biodiversità – è il rischio più severo tra quelli che minacciano l’umanità.

La pandemia di Covid-19 ha messo chiaramente in evidenza la “rottura” del rapporto con la natura.

 

Passi avanti nelle scienze, resi possibili dalla collaborazione internazionale, ci hanno aiutato a creare vaccini ed altri trattamenti che possono contribuire ad affrontare la crisi sanitaria. Ma il mondo continua ad essere vulnerabile alle pandemie.

Sia la perdita subita da vari ecosistemi, che l’incremento del commercio di specie selvatiche aumentano la probabilità che patologie possano fare il salto da animale all’uomo.

Vari studi mostrano come l’allevamento intensivo, industriale, è il fattore predominante nel riscaldamento globale e nella distruzione dell’ambiente.

L’agricoltura ed il sistema di produzione alimentare sempre più intensivi richiedono un uso sempre maggiore di terra e sono il principale fattore che spinge la deforestazione.

Ciò riduce lo spazio vitale per gli animali selvatici, il che significa che questi entrano più frequentemente in contatto con gli esseri umani, e ciò a sua volta aumenta la probabilità che agenti patogeni entrino in contatto con noi e ci infettino. Inoltre, molte malattie zoonotiche prosperano nelle condizioni di clima sempre più caldo, causato dal cambiamento climatico indotto dall’essere umano. Gli allevamenti intensivi, industriali, sono stati paragonati a pandemie generate dall’uomo in attesa di scoppiare; le grandi quantità di antibiotici che vengono consumate dagli esseri umani ne minano fortemente le resistenze, mentre le grandi quantità di ormoni somministrate a questi animali per renderli resistenti alle patologie vengono anche trattenute nella carne che poi consumiamo – e vi è una chiara associazione tra questi e l’insorgere di tumori.

Già da decenni tra gli scienziati si parlava di queste reazioni a catena innescate da danni all’ambiente, ed ora ne vediamo l’impatto nel mondo reale – questo comprende il sorgere di nuove malattie infettive, con frequenza sempre maggiore.

Con più di metà del PIL globale che deriva da industrie che dipendono dalla natura, come l’edilizia ed il settore alimentare, la necessità di azioni che salvaguardino e risanino la natura sono diventate più urgenti che mai, in quanto non solo sono necessarie per ottenere un mondo sano, ma anche per la resistenza dell’economia globale.

Sfortunatamente, la consapevolezza di questi rischi legati alla natura non sono ancora stati tradotti in azioni che possano aiutare a scongiurare pandemie future.

Nel capitolo 26 del Levitico vi è la promessa di piogge e raccolti abbondanti e di una vita lunga su questa terra come conseguenza dell’osservanza dei comandamenti di Dio, e la minaccia del contrario, se la Parola di Dio è ignorata e profanata.

Secondo Maimonide la Torah, la Bibbia Ebraica, utilizza il linguaggio degli uomini, cioè metafore, che possano essere comprese sia dai semplici che dalle persone sofisticate. Ed effettivamente molti dei commentatori rabbinici hanno saputo spiegare questo passo delle Scritture se non che esso volesse trasmettere l’idea più elevata secondo cui le nostre azioni hanno determinato conseguenze spirituali.

Vi è tuttavia chi ha notato come al giorno d’oggi possiamo comprendere questi testi in modo più letterale rispetto a prima, perché le conseguenze della condotta umana sul nostro ambiente sono in maniera impressionante più evidenti che mai.

La sete umana di guadagno, la presunzione senza limiti, l’insensibilità e la mancanza di responsabilità verso il nostro ambiente hanno inquinato e distrutto molte delle nostre risorse naturali, hanno interferito con il clima nel suo insieme, mettendo a repentaglio le piogge ed i raccolti e sono diventate una minaccia nientemeno che per il futuro di ogni vita senziente (v. il rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico www.ipcc.ch/ ). Inoltre, nella società moderna, un irresponsabile permissivismo senza regole ha portato non solo ad una sempre maggiore crudeltà verso la vita animale, sfruttata per il consumo umano, ma anche ad un aumento dello sfruttamento una parte sempre maggiore dell’umanità, a beneficio di gruppi molto meno numerosi di persone. Quantità impressionanti di esseri umani sono abbandonati alla povertà mentre altri vivono nell’abbondanza.

 

Uno studio recente ha calcolato che all’occidentale medio servono 40 ettari [100 acri] di terreno biologicamente produttivo per sostenere il suo consumo annuale di cibo, acqua, energia ed altre risorse. Tuttavia, se distribuiti omogeneamente, esistono soltanto 6 ettari [15 acri] di terra biologicamente produttiva per ognuno dei  6,5 miliardi di persone sulla terra. Ciò significa che l’occidentale medio consuma più di sette volte la sua quota di terreno disponibile. Se moltiplichiamo questo dato per centinaia di milioni di persone, si comprende bene quale sia il tributo della popolazione umana sull’ambiente.

Questi sono dati di fatto con cui devono confrontarsi le governance globali e le autorità nazionali; tuttavia, anche a noi come comunità, famiglie ed individui è posta la sfida di come impostiamo i nostri stili di vita e la nostra condotta.

Penso che a riguardo valga la pena di notare come una dieta basata sul consumo di vegetali non solo sia una risposta importante allo sfruttamento della vita senziente, al degrado dell’ambiente e di molto disagio tra la popolazione umana. Infatti, la riduzione del consumo di carne è anche urgentemente necessaria nelle società sviluppate per ridurre uno spreco che si ripercuote su altre parti del mondo. Per esempio, per produrre un chilo di carne di manzo occorre 17 volte tanta acqua quanto per produrre un chilo di grano. Un riorientamento ed un riutilizzo saggio e responsabile potrebbe darci il potere di ridurre la maggior parte della fame e della povertà che vergognosamente affliggono il nostro pianeta.

Perciò, il legame che vi è nella Bibbia tra le condizioni naturali e produttive da una parte e la nostra condotta morale dall’altra, nella nostra società contemporanea è molto attuale; da essa dipende la nostra capacità di vivere sulla nostra terra. Nel libro del Levitico, la Torah dice che il mancato adempimento della Legge Divina porterà la terra a vomitare i suoi abitanti.

Davvero la nostra capacità di vivere sulla nostra terra dipende dalla nostra capacità di osservare la parola di Dio e la sua Via.

Vorrei concludere con una citazione tratta dall’ambientalista Gus Speth che diresse il Programma di Sviluppo dell’ONU prima di diventare Preside della Facoltà di Studi Forestali ed Ambientali di Yale:

“Pensavo che i principali problemi dell’ambiente fossero la perdita della biodiversità, il collasso degli ecosistemi ed il cambiamento climatico. Pensavo che con trenta anni di buona ricerca scientifica avremmo potuto affrontare i problemi. Ma mi sbagliavo.

I principali problemi dell’ambiente sono l’egoismo, l’avidità e l’apatia… e per affrontarli abbiamo bisogno di una trasformazione spirituale e culturale, e noi scienziati non sappiamo come raggiungerla.

Ma le religioni sanno come raggiungerla, ed è proprio ciò di cui si dovrebbero occupare le religioni: della trasformazione spirituale, della promozione di valori etici positivi, che promuovano il rispetto per gli esseri umani e per la Creazione nel suo insieme – un’ecologia autenticamente umana. Di conseguenza è responsabilità di tutte le nostre tradizioni e di tutti noi quella di collaborare affinché la nostra forza sia di più che non la somma delle parti da noi espresse; così sarà possibile cambiare l’orientamento delle persone – soprattutto nel mondo occidentale - e spingerle a vivere secondo quanto insegnano le dottrine sociali – sublimi e sostenibili – delle nostre diverse tradizioni, che sono tradizioni che insegnano la modestia, l’autosufficienza, il rispetto per il benessere degli altri e per la Creazione di Dio nel suo insieme, e che operano a favore della sicurezza di noi stessi, a favore delle generazioni future, e che testimoniano la gloria dell’opera del Creatore e la Sua presenza nel nostro mondo.

João Pedro Stedile

Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST), Brasile
 biografia

Vi ringrazio per l'onorevole invito a partecipare a questa importante conferenza di saggi impegnati nella vita sul nostro pianeta.

Porto qui le preoccupazioni di quanto discutiamo nei movimenti contadini e popolari di tutti i continenti, di Via Campesina, nell’ Assemblea Internazionale dei Popoli, dell'Incontro dei Movimenti Popolari con Papa Francesco, che operano specialmente nel Sud del mondo.

Gli esseri umani sono in pericolo di vita, prodotto dall’insensata disuguaglianza sociale esistente, dall’aggressione all'ambiente e da un modello di consumo insostenibile nei paesi ricchi, che ci impone il capitalismo con la sua logica della sola ricerca del profitto.

 

I. LA DIAGNOSI DELLA REALTÀ

1. Il cambiamento climatico è permanente e si manifesta ogni giorno con intense ondate di calore, riscaldamento globale, piogge torrenziali, cicloni tropicali e la scomparsa dell'acqua in diverse regioni del pianeta (secondo il Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, IPCC/2021).

2. Il numero di disastri/crimini è aumentato di 5 volte negli ultimi 50 anni, uccidendo 115 persone al giorno e causando perdite economiche 202 milioni di dollari al giorno (secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale, OMM)

3. I reati ambientali sono aumentati, con deforestazione e incendi di foreste tropicali e attacchi a tutti i biomi, specialmente nel Sud globale. Solo nel 2021, il mondo ha perso oltre 11 milioni di ettari di foreste tropicali (Secondo la piattaforma Global Forest Watch).

4. La foresta amazzonica, che comprende 9 paesi, ha già perso il 30% della sua copertura vegetale, per esportare legno e lasciare il posto all'allevamento e alla soia, esportata in Europa e in Cina.

5. Tutti i biomi nel Sud del mondo vengono distrutti per produrre le materie prime agricole per il Nord del mondo.

6. La vorace attività estrattiva colpisce l'ambiente, le acque, i terreni e le comunità native, indigene e contadine.

7. Ci sono migliaia di garimpeiros (minatori illegali) che estraggono oro e diamanti, con il mercurio nelle terre dei nativi.

8. Mai come ora sono stati utilizzati così tanti pesticidi (veleno agricolo) nell’agricoltura del Sud globale, che influiscono sulla fertilità del suolo, uccidono la biodiversità, inquinano le acque del sottosuolo e i fiumi, inquinano i prodotti e persino l’atmosfera.

9. È scientificamente provato che il glifosato causa il cancro. Circa 42.000 agricoltori statunitensi si sono guadagnati il diritto a un indennizzo da parte delle imprese per aver contratto il cancro.

10. La semina di semi transgenici avanza in tutto il mondo, con circa 200 milioni di ettari concentrati in 29 paesi. Gli OGM provocano contaminazione genetica e, continuando ad usare pesticidi, essi danneggiano la salute umana e distruggono la biodiversità del pianeta.

11. Gli oceani sono inquinati dalla plastica e da altri rifiuti umani, uccidendo molte specie di pesci e la vita marina. L'uso massiccio di fertilizzanti chimici ha inoltre provocato l’acidificazione degli oceani, mettendo a rischio tutta la vita marina. Come potete vedere nel caso della grande superficie di spazzatura nell'Oceano Pacifico, che copre migliaia di chilometri quadrati.

12. L'anidride carbonica emessa dai combustibili fossili e dal trasporto privato in automobile provoca inquinamento nelle grandi città e a sua volta causa la morte di migliaia di persone.

13. L'umanità sta soffrendo una crisi della salute pubblica, relazionata anche con la natura. La distruzione della biodiversità, l’espansione della frontiera agricola da parte dell'agribusiness e dei megaprogetti energetici, minerari e dei trasporti; l'espansione urbana è - insieme con l’allevamento su larga scala - l’origine delle zoonosi e il principale fattore di epidemie e pandemie che hanno gettato il mondo in una crisi sanitaria di massa, mettendo a rischio milioni di esseri umani.

14. Molte aree del nostro pianeta sono protette da Comunità originarie, contadine e indigene. Per questo il capitale le attacca nel tentativo di distruggerle, al fine di impadronirsi così dei beni della natura di cui questi gruppi si prendono cura.

15. La crisi è ecologica-sociale del sistema Terra e dell'equilibrio della vita. La crisi è globale, colpisce l'ambiente, l'economia, la politica, la società, l'etica, le religioni e il senso della nostra vita.

16. Miliardi di esseri umani, i più poveri, in tutto il mondo sono i più colpiti dalle conseguenze della mancanza di cibo, acqua, alloggio, occupazione, reddito e istruzione. Tutto ciò sta facendo peggiorare le condizioni di vita, sta forzando le migrazioni e uccidendo migliaia di persone, soprattutto bambini e donne.

17. Questa crisi generalizzata sta mettendo a rischio la vita umana. Il Pianeta attaccato potrebbe ancora rigenerarsi, ma senza esseri umani.

 

II. CHI SONO I RESPONSABILI, CHE METTONO A RISCHIO LA VITA UMANA?

1. C'è una crisi strutturale del capitalismo, che non è già più in grado di organizzare la produzione e distribuzione dei beni di cui la popolazione ha bisogno. E la sua logica di profitto e di accumulazione di capitale ci impedisce di avere una società in più giusta ed egualitaria.

18. Questa crisi si manifesta nell'economia, nell'aumento della disuguaglianza sociale, nel fallimento dello Stato come garante dei diritti sociali, nel fallimento di una democrazia formale che non rispetta la volontà della maggioranza del popolo e nella diffusione di falsi valori basati solo sull'individualismo, sul consumismo e sull'egoismo.

19. Questo sistema è economicamente ed ecologicamente insostenibile e dobbiamo superarlo.

20. I principali responsabili diretti della crisi ambientale sono le grandi imprese multinazionali, che non rispettano confini, Stati, governi e diritti dei popoli. Sono quelli che producono pesticidi (Bayer, BASF, Monsanto, Syngenta, Dupont...), le miniere, l’industria dell’auto, l’energia elettrica da combustibili fossili, le imprese che controllano il mercato dell'acqua (CocaCola, Pepsi e NESTLÉ); le imprese che controllano il mercato alimentare mondiale e, associato a tutto ciò, le banche e il loro capitale finanziario. Negli ultimi dieci anni si sono aggiunte le potenti imprese multinazionali della tecnologia, che controllano l’ideologia e l’opinione pubblica, attraverso Amazon, Microsoft, Google, Facebook, Apple, e i loro proprietari sono le persone più ricche del mondo.

21. Sono responsabili anche i governi che nascondono e proteggono i delitti commessi dalle imprese. Tutto nel rispetto della legge!

22. Sono responsabili i mezzi di comunicazione che perseguono anche il profitto, e sono al servizio degli interessi delle imprese, per ingannare il popolo e nascondere i veri responsabili.

23. Sono ugualmente responsabili gli organismi internazionali, formati da governi e catturati da grandi imprese nascoste da fondazioni fantasma, che influenzano direttamente queste organizzazioni e ripetono solo retoriche e incontri internazionali, senza alcuna efficacia, come la COP, che è già arrivata alla sua ventisettesima edizione. O anche l'ONU e la FAO. 

24. Accolgo con favore le posizioni coraggiose difese dal Presidente della Colombia, Gustavo Petro, all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e le encicliche di Papa Francesco, che sono campanello d’allarme per il mondo intero.

 

III. Quali soluzioni difendiamo?

C'è ancora tempo per salvare le persone. E con loro salvare la nostra casa comune, il pianeta terra.

Per questo abbiamo bisogno del coraggio di adottare, a livello globale, misure concrete e urgenti. 

In nome dei movimenti contadini e dei movimenti popolari della periferia delle nostre città, proponiamo:

1. Divieto di deforestazione e incendi a fini commerciali in tutte le aree boschive autoctone e savane del mondo;

25. Divieto di utilizzare pesticidi e sementi transgeniche nell’agricoltura, antibiotici e ormoni anabolizzanti nell’allevamento;

26. Denunciamo il diversivo del mercato del carbonio e forme simili di false soluzioni ai cambiamenti climatici, o tecniche di geoingegneria, che propone il capitale per speculare con la natura; e accumulare ancora di più.

27. Divieto di attività estrattive nei territori dei popoli originari, comunità tradizionali, aree di protezione ambientale e unità di conservazione.

28. Ogni attività estrattiva deve essere di controllo pubblico ed essere destinata al bene comune e non a generare profitto.

29. Controllare rigorosamente l'uso della plastica, anche nell'industria degli alimenti e delle bevande e rendere obbligatorio il loro riciclaggio;

30. Il riconoscimento dei beni della natura (come le foreste, l’acqua, la biodiversità) come beni comuni universali al servizio tutte le persone ed esenti da privatizzazione capitalista;

31. I contadini sono i principali custodi della natura. Dobbiamo combattere i grandi proprietari terrieri e fare riforme agricole popolari, in modo da combattere la disuguaglianza sociale nelle campagne, la povertà, e produrremo più cibo in equilibrio con la natura.

32. Recupero ecologico di tutte le aree vicine alle sorgenti e rive, pendii e altre aree ecologicamente sensibili o in via di desertificazione; con un vasto programma di rimboschimento pagato con risorse pubbliche.

33. Costituire una politica globale di tutela dell'acqua, prevenendo l’inquinamento degli oceani, dei laghi e dei fiumi ed eliminando l'inquinamento delle fonti di acqua potabile superficiali e sotterranee;

34. Difendere l'Amazzonia e le altre foreste tropicali dell'Africa, dell'Asia e delle isole del Pacifico, come territori ecologici sotto la cura dei popoli dei loro paesi,

35. Implementare l'agroecologia come base sociotecnica per la produzione di alimenti sani, accessibili a tutti e per la sovranità alimentare dei popoli;

36. Finanziamento sovvenzionato per l'implementazione di sistemi di energia solare ed eolica gestite collettivamente dalle popolazioni; in tutto il mondo.

37. Attuare un piano globale di investimenti nel trasporto pubblico, con energie rinnovabili e che consenta il riordino e il miglioramento delle condizioni di vita nelle città, con decentramento urbano e insediamento di persone in campagna.

38. I paesi industrializzati del Nord sono storicamente responsabili dell'inquinamento globale e continuano con modelli di produzione e consumo ingiusti e insostenibili. Sono loro che devono garantire risorse finanziarie per attuare tutte le azioni necessarie per ricostruire in modo sostenibile il rapporto società-natura;

39. È essenziale per salvare vite e il pianeta che tutti i governi fermino le guerre, le basi militari straniere e le aggressioni militari. La pace è una condizione per una vita sana!

Per realizzare queste idee, proponiamo un patto internazionale tra leader religiosi, chiese, movimenti ecologisti e popolari, autorità e governi, in modo da poter realizzare un programma di sensibilizzazione di tutta la popolazione. 

Proponiamo che si faccia una conferenza internazionale, affinché possiamo riunire tutti gli attori collettivi in difesa della vita. 

Dobbiamo incoraggiare le persone a lottare per i loro diritti in difesa della vita e della natura. 

Dobbiamo esigere che i mezzi di comunicazione si assumano le loro responsabilità in difesa degli interessi del popolo, in difesa della parità di diritti, della vita e della natura. 

Lotteremo sempre per salvare le vite e la natura del nostro pianeta, per vivere in solidarietà, in pace, con uguaglianza sociale, emancipati dalla sfruttamento, dalla discriminazione di ogni tipo e dalle ingiustizie sociali!


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