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Una via purifica una illumina una conduce a Dio (San.G.PaoloII)

«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Gesu'

 
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FORUM 12 - VIVERE INSIEME: LA LEZIONE DELLA PANDEMIA

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2023 22:58
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Città: CORIGLIANO CALABRO
Età: 55
Sesso: Maschile
21/09/2023 22:58

Il Covid-19 ha toccato il mondo intero, senza eccezioni. In Occidente sembrava un fatto lontano: ma non era una epidemia, non era un fatto isolato, era ed è una pandemia. Globale. Con il suo carico di vittime. Il mondo, nella primavera del 2020 si è fermato, si è trovato unito, silenzioso. E così ogni paese, attorno alle sue vittime. La pandemia non guarda alle frontiere, non rispetta i confini, le differenze linguistiche. Ma colpisce in maniera sproporzionata, più degli altri, in ogni società, i più deboli. La pandemia è una grande tentazione e una grande occasione: pensare solo a sé stessi, o ritrovare il senso di un’appartenenza comune.



Lucas Pedrò

Movimento Missionari di Francesco, Argentina
 biografia

Sorelle e fratelli, buongiorno a tutti. È una grande gioia per me poter ritrovarci nonostante i tempi difficili e complessi che stiamo vivendo. Voglio ringraziare tutta la comunità di Sant'Egidio per questo nuovo appello all'incontro, alla riflessione, al dialogo e alla fraternità umana. Voglio ringraziare anche questi uomini e donne di fede che condividono con me il panel, è un piacere arricchirci con questo scambio di idee e proposte per vivere insieme un mondo migliore.

Queste parole, che condivido con voi, non sono proprie e personali, ma frutto della riflessione e del dibattito comunitario. Intendo avvicinare, con umiltà, il punto di vista latino-americano di alcuni movimenti popolari.

La pandemia di Covid19 ha rivelato ciò che molti di noi hanno denunciato: estrema concentrazione della ricchezza, polarizzazione sociale e disinformazione, distruzione dell'ambiente, esclusione dei lavoratori dal sistema produttivo, La crescente disuguaglianza economica e, ovviamente, il crescente conflitto sociale. A tutto questo si deve aggiungere l'esistenza di diversi e deplorevoli conflitti bellici in tutto il mondo. 

Sono profondamente lieto che siamo qui presenti, praticando la cultura dell'incontro, discutendo insieme come possiamo vivere uniti e meglio, superando le grandi sfide attuali che l’umanità attraversa.

Il primo contributo che vorrei suggerire per vivere insieme e in pace è la giustizia. Non parlo della giustizia che è in tribunale, ma della giustizia sociale. 

Per vivere insieme è fondamentale garantire i 3 diritti sacri: Tetto, Terra e Lavoro. Purtroppo, oggi dobbiamo parlare anche di diritti fondamentali: quanti fratelli e sorelle non hanno accesso oggi ad un'alimentazione degna? Dobbiamo aggiungere il diritto alla salute e all'istruzione di qualità.

Abbiamo bisogno di Stati forti in grado di garantire diritti, di costruire politiche pubbliche a favore dei più poveri ed emarginati. Politiche che non siano semplicemente assistenziali, ma che contribuiscano alla distribuzione della ricchezza, alla creazione di posti di lavoro e allo sviluppo di nuove economie. Il salario minimo universale, i programmi per il rafforzamento di progetti comunitari e familiari legati al lavoro, potrebbero essere alcune idee. Dobbiamo costruire giustizia nel sistema economico dove le persone e anche l'ambiente sono più importanti del profitto e del denaro.

Quanto alla costruzione di proposte e soluzioni per questi mali che ci affliggono, vorrei fare un'osservazione su un fenomeno mondiale che ci preoccupa: il disinteresse per la politica. Citando le parole del caro Papa Francesco nella sua prima enciclica Evangelii Gaudium sulla vocazione politica: "Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l'apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, così tanto denigrata, è un’altissima vocazione, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune". Credo che stiamo perdendo di vista la politica e che dobbiamo più che mai utilizzare la politica come strumento di trasformazione. È praticamente impossibile vivere insieme in pace se lasciamo la politica nelle mani delle élite dominanti o dei gruppi fondamentalisti. Lo stesso Platone, 360 anni prima di Cristo, ci avvertiva: "Il prezzo di disinteressarsi della politica, è l'essere governato dagli uomini peggiori". È importante anche chiarire che interessarsi alla politica non significa solo andare a votare alle elezioni. Partecipare, discutere, ascoltare, lavorare per il bene comune sono gli aspetti più necessari quando si parla di coinvolgimento e impegno nella vocazione politica.

In secondo luogo, per vivere insieme e in pace abbiamo bisogno di ricostruire i ponti del dialogo e dell'incontro.  È vero che la tecnologia ha notevolmente migliorato le nostre comunicazioni nel corso della storia. È anche vero che negli ultimi 20 anni, con l'avvento di Internet e della telefonia mobile, questi cambiamenti sono diventati vertiginosi e talvolta difficili da assimilare. L’overdose di informazioni, i social media, le fake news, i complessi algoritmi che manipolano ciò che vediamo, rendono sempre più confusa la costruzione del buon senso. Siamo tutti esposti a questo, anche a percepire coloro che pensano diversamente come nemici. La polarizzazione e lo scontro sociale sono funzionali a coloro che hanno bisogno di popoli confusi e disorganizzati. Dobbiamo riconciliarci con i nostri vicini, pensare insieme nuove forme di convivenza, di lavoro, di sviluppo, di cura dell'ambiente. Vediamo con preoccupazione l'aumento dei discorsi di odio tra noi, che la polarizzazione e la violenza misurano bene nelle elezioni, che le notizie false sono più potenti della scienza. Ci preoccupa anche l'ascesa di leader mondiali i cui discorsi hanno poco a che fare con il bene comune e la fraternità umana. È impraticabile un mondo senza accordi che coinvolgano tutti, che il dialogo e la riconciliazione siano la via per ritrovarci come popoli.

Lascio per ultimo alcuni concetti sulla guerra, probabilmente il tema più delicato in questi giorni:

  • In guerra non ci sono buoni e cattivi, sono tutti cattivi.
  • Le guerre coinvolgono generalmente paesi ricchi, potenze mondiali, culture che dovrebbero essere all'avanguardia nella lotta contro la fame, la povertà o il cambiamento climatico. Però non è così, trascurando questi problemi, fanno a gara tra chi spende di più in armamenti. 
  • Nessuna guerra si conclude con acquisti o spedizioni di più armi, queste pratiche favoriscono solo i produttori di armi.
  • Come dice il vecchio proverbio: "Occhio per occhio e il mondo diventa cieco."

Dall'America Latina, regione umile e senza armi, faccio appello ai popoli del mondo a condannare l'acquisto di armi nei nostri paesi e ad esigere la fine di tutte le guerre. Questo grido deve risuonare nelle strade di tutto il mondo e solo così sarà ascoltato dai governanti. Condanniamo fermamente la guerra e l'invasione in Ucraina, in Palestina o altrove nel mondo. Anche come argentino, mi vedo obbligato a reclamare pacificamente la nostra sovranità sulle Isole Malvinas (che alcuni chiamano Falklands), territorio occupato colonialmente.       

Fratelli e sorelle, che questi giorni di incontro e di preghiera ci aiutino a trovare la via dell'unità, della pace e della fraternità. Un altro mondo è possibile, possiamo vivere insieme, con giustizia sociale, con dialogo sincero, senza essere polarizzati, con partecipazione, senza armi, con Pane, con Pace, con Tetto, Terra e Lavoro per tutti. Amen!

Louis Raphaël Sako

Cardinale, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Iraq
 biografia

Permettetemi di ringraziare la comunità di sant'Egidio per questo incontro per la pace dal titolo “Il grido della pace”  è un grido di speranza dell’umanita interna , soprattutto in una situazione mondiale come quella attuale che è fonte di grande preoccupazione. Si prenda, ad esempio, la guerra fra Russia ed Ucraina, e le forti tensioni e i caotici conflitti che viviamo in Medio oriente, che sono anch’essi terrificanti. Il numero di morti e feriti è alto, molte scuole e università sono chiuse, la vita dei cittadini innocenti è quasi paralizzata. Vivono nel panico e non sanno quale sarà il domani. È terribile!

Per costruire la pace dobbiamo promuovere la diversità culturale e religiosa, la vicinanza, la solidarietà  e gli sforzi di tutti i paesi e le religioni  per fermare il pericolo immediato della pandemia!  Questa unione internazionale  che abbiamo imparato durante la pendemia  dobbiamo farla per finire la guerra assurda  fra la Russia e l’Ukraine ma anche altre guerre. Abbiamo sceglier il dialogo diplomatico  e la pace per risolvere i problemi e non usare gli armi.

La pace non può essere raggiunta senza il rispetto, l'amore e la fratellanza, la solidarietà di tutti gli individui e i popoli, lavorando per la sicurezza ed il benessere comune di tutti.

La pace, infatti, è un processo di formazione. Per raggiungerla bisogna formarsi, bisogna lavorare su se stessi. Certo, la pace è anche una sfida, ma le nostre differenze, gli elementi che sembrano dividerci ci permettono in realtà di essere complementari. Ciascuno di noi e dei nostri Paesi ha un talento da offrire alla società nel suo insieme.

Viviamo in un mondo nuovo che richiede di sottolineare l'importanza della diversità, che è in linea con l'approccio globale che aspira alla parità dei diritti umani, del rispetto della libertà e dignità di tutti. 

Da queste differenze, da queste complementarietà, dipendiamo naturalmente gli uni dagli altri: quando so di aver bisogno del mio prossimo, gli mostro ancora più attenzione per vivere in pace con lui. Oggi è necessario uscire da noi stessi per lavorare in modo semplice e concreto, con amicizia, per costruire la pace: “Beati gli artigiani della pace!” dice Gesù (Mt 5,8).

Per costruire la pace nelle nostre società, lo sviluppo di una vera cittadinanza è una condizione necessaria per una convivenza armoniosa. Coloro che lasciano i loro paesi per venire in Occidente cercano diritti e dignita.

La convivenza si articola su più livelli:

• Religiosamente, tutti noi crediamo in un solo Dio, anche se le nostre espressioni sono diverse.

• Socialmente, siamo tutti fratelli sotto l'ombrello dell'umanità.

• Politicamente siamo tutti cittadini dello stesso pianeta.

Tuttavia, l'estremismo religioso ha distorto la convivenza, il settarismo politicizzato ha demolito il mosaico umano e la corruzione ha distrutto la società...

Ci vuole una solida formazione alla diversità, come ricchezza. Non c'è problema ad “essere chi sei”, ma ciò che conta è vivere in pace e collaborare con gli altri, rispettare e onorare il bene comune.

Soprattutto, il ruolo delle istituzioni educative non è solo quello di fornire insegnamenti perché possano trovare un lavoro, quanto piuttosto di formare le nuove generazioni all’apertura, al rispetto delle diversità, al pluralismo, e al consolidamento della solidarietà e della convivenza attraverso: 

• Lo sviluppo delle capacità degli studenti attraverso il dialogo onesto e l'amicizia.

• Il rafforzamento della riconciliazione e della solidarietà tra popoli, religioni e culture diverse, per raggiungere la pace e la prosperità per tutti i cittadini, come ha ribadito Papa Francesco durante la sua visita in Iraq nel marzo 2021. Tale educazione è la base per la convivenza, poiché i conflitti, le divisioni e i blocchi esistenti sono il risultato dell'ignoranza, di una cultura uniforme, dell'egoismo e degli interessi personali. 

Da questo punto di vista, invito tutti gli occidentali e orientali a rivedere le tradizioni ereditate con una razionalità aperta, per CAMBIARLE e rimuovere tutte le espressioni di fondamentalismo, odio e mancanza di rispetto, per adattarsi alla realtà attuale e alla diversità sociale. Inoltre, occorre lavorare sodo per costruire un modello civile e democratico fondato sulla cittadinanza e non su un sistema settario che “divide”. 

Per costruire la pace nelle nostre società, lo sviluppo di una vera cittadinanza è una condizione necessaria per il  futuro.



Din Syamsuddin

Presidente del Centro per il dialogo e la Cooperazione tra le Civiltà, Indonesia
 biografia

Prefazione

La pandemia Covid-19, che ha colpito il mondo a partire dalla fine del 2019, ha causato gravi sofferenze per la vita degli esseri umani. Molte persone, compresi i leader religiosi in Indonesia, per esempio, hanno perso la vita a causa della Covid-19. Nessun Paese è stato esente dalla pandemia, e quasi tutti i Paesi hanno sofferto. L'economia mondiale ha ristagnato e l'egemonia politica si è fermata.

Negli ultimi due anni, il mondo ha mostrato un rapido cambiamento dal punto di vista economico. La recessione economica ha colpito l'intera economia mondiale, danneggiando maggiormente alcuni Paesi rispetto ad altri. La crisi ha colpito molti Paesi dell'Asia e dell'Africa e alcuni Paesi, tra cui l'Indonesia, stanno cercando faticosamente di superarla.

La pandemia di Covid-19 ha portato un cambiamento fondamentale nella vita degli esseri umani, che sono stati portati a praticare un protocollo sanitario, in particolare indossando la mascherina, lavandosi sempre le mani e mantenendo la distanza fisica quando interagiscono con gli altri. L'attuazione di questo protocollo sanitario ha influenzato anche le regole del culto, come ad esempio nelle moschee i musulmani dovrebbero mantenere il distanziamento fisico, mentre è stato insegnato loro a mantenere il più stretto contatto con i compagni di culto. Nel campo dell'istruzione, dal momento che le attività di apprendimento si svolgono online, si sono verificati molti impatti a livello mentale e fisico. Nei Paesi privi di adeguate infrastrutture informatiche si sono verificati alcuni effetti negativi, come l'impossibilità per gli studenti di seguire bene l'apprendimento, che a sua volta, secondo gli esperti di educazione, ha portato alla perdita dell'apprendimento e persino alla perdita di una generazione.

Tuttavia, la pandemia di Covid-19 ha anche aperto la strada alla creatività e all'innovazione. Sono stati realizzati e sviluppati molti esempi di business online nel settore culinario e in altri beni di consumo, in particolare articoli sanitari. A causa di qualsiasi restrizione nella comunicazione, le conversazioni virtuali si sono diffuse a livello globale e hanno messo in contatto molte persone per impegnarsi a trovare una soluzione per l'era post-pandemica. Le religioni e i religiosi devono essere la soluzione e il risolutore del problema.

 

Una prospettiva islamica

Nella prospettiva islamica, le pandemie e le altre sciagure sono considerate come musibah, ovvero cose cattive che accadono all'essere umano. È una decisione di Dio, ma una conseguenza delle azioni dell'uomo. La pandemia è una forma di misfatto compiuto dagli uomini, sia che derivi da ciò che hanno mangiato, sia che derivi da ciò che hanno fatto. Nel Sacro Corano è stabilito nel capitolo Roma (30) versetto 41: "La malizia è apparsa sulla terra e sul mare a causa di ciò che le mani degli uomini hanno guadagnato, affinché (Allah) dia loro un assaggio di alcune delle loro azioni, in modo che si allontanino (dal male)".

La civiltà umana ha affrontato il degrado a causa dell'emergere di molteplici crisi nel mondo negli ultimi decenni. La civiltà moderna ha mostrato disordine globale, incertezza e danni globali progressivi, aggravati da povertà, analfabetismo, ingiustizia, discriminazione e molte forme di violenza, sia a livello nazionale che globale.

 

Fraternità umana

La firma della Dichiarazione sulla Fraternità Umana per la Pace e la Coesistenza da parte di Papa Francesco e dello Shaikh al- Azhar Dr. Ahmad Al- Tayyib ad Abu Dhabi, il 5 febbraio 2019, rappresenta una pietra miliare della storia dell'umanità e della civiltà umana. Non solo rappresenta una relazione amichevole tra due supreme istituzioni religiose, il Vaticano e Al- Azhar al- Sharif, e due grandi comunità religiose, il mondo musulmano e la Chiesa cattolica, ma anche un forte impegno per la conservazione dell'umanità e della fraternità umana.

Le religioni sono infatti per l'essere umano e per l'umanità. Esse derivano dall'Essere ultimo, il Creatore, pensato e chiamato con nomi diversi, ma non sono solo per Lui. Piuttosto, le religioni sono state inviate all'essere umano per il benessere dell'umanità (nel Sacro Corano si afferma che la missione del Profeta Maometto è quella di diffondere la pace e la misericordia a tutta l'umanità).

Pertanto, la valorizzazione dell'umanità e della fratellanza umana è un dovere. È una responsabilità collettiva dell'essere umano, a prescindere dalla razza, dall'etnia, dalla cultura e dalla religione, far progredire il proprio grado di umanità, poiché l'umanità può scendere al livello più basso.

 

Una collaborazione fattibile

Pertanto, la condivisione delle responsabilità diventa un dovere imprescindibile, poiché nessun individuo o organizzazione, comprese le organizzazioni di fede, può lavorare da sola.  La partnership con altre fedi e settori diventa cruciale per affrontare l'impatto del cambiamento climatico.

Nel contesto della collaborazione interreligiosa dobbiamo esplorare modi per andare oltre i dialoghi politici e teologici. Dobbiamo sviluppare la cooperazione come parte di un dialogo consolidato. È la cooperazione che riflette e rappresenta la nostra preoccupazione comune di guarire il mondo. Insieme, ora, ci troviamo di fronte a gravi danni globali che si accumulano. Siamo testimoni di persone che soffrono di povertà, crisi energetica, crisi idrica, fame e altre emergenze per la popolazione. È nostro dovere in quanto umanità trovare modi per una cooperazione più positiva e costruttiva sul campo. Di fatto, le persone di diverse fedi hanno lavorato insieme nel campo umanitario. In questo caso, le religioni sono state sempre più coinvolte nel garantire il successo dei progetti umanitari e di sviluppo a vari livelli - da quello locale a quello internazionale - e in diverse questioni, dalla gestione delle malattie, dei disastri e dei danni ambientali a quella del terrorismo e del recupero postbellico. La religione può essere una fonte di forte legittimazione, necessaria per far funzionare efficacemente qualsiasi programma umanitario e di sviluppo. Coinvolgendo testi, leader, istituzioni e organizzazioni religiose, molti programmi umanitari e di sviluppo hanno ottenuto maggiori successi. Con il rapido fiorire della comunicazione e della cooperazione interreligiosa, possiamo essere più certi del potenziale successo di ogni programma che coinvolga persone che prendono sul serio la religione.

Da un lato, questo dimostra fino a che punto la religione è profondamente radicata nelle società e il potenziale che ha per aiutare a risolvere i problemi umani contemporanei. Dall'altro lato, questo ci ispira il modo in cui possiamo vivere il significato della religione come una benedizione, una grazia per tutti gli uomini, e il ruolo che possiamo dare alla religione nella nostra vita contemporanea.

In quest'epoca contemporanea, possiamo vedere come le persone abbiano trovato nella religione un insegnamento e dei valori significativi che facilitano il successo di un programma di sviluppo. In molti Paesi asiatici e africani, dove la religione è ancora fortemente radicata nelle società, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) è fortemente sostenuto dalle organizzazioni religiose. A prescindere dalle differenze in alcuni aspetti dei rituali, le religioni hanno la missione comune di creare prosperità, sicurezza e pace. Questa missione universale delle religioni ha portato persone di diverse fedi in tutto il mondo a costruire una partnership costruttiva in diversi campi dello sviluppo e delle azioni umanitarie.

Per questi motivi, si può rimanere ottimisti sul ruolo che la fede può svolgere nel nostro mondo sempre più globalizzato. Sta a noi scegliere se presentare la religione come una fonte di forza per una vita più significativa che possiamo veramente realizzare, o se scegliere di abbandonare il suo potenziale per influenzare cambiamenti positivi o sfruttarlo per i nostri egoismi.

Un passo importante da compiere è cambiare la nostra mentalità e il nostro modo di pensare. In questo caso, è necessario un cambiamento paradigmatico. Invece di guardare al problema attraverso il quadro dello "scontro di civiltà", dobbiamo sostenere il quadro dell'"alleanza di civiltà". All'interno di questo paradigma, un modo di pensare che contrappone Islam e Occidente diventa un esercizio irrilevante. L'Islam e l'Occidente non devono essere visti come un'opposizione binaria. L'Islam e l'Occidente dovrebbero essere visti come i pilastri di una civiltà globale comune. L'Islam e l'Occidente dovrebbero essere trattati come due forze che si completano a vicenda per garantire e preservare il futuro dell'umanità. L'Islam e l'Occidente dovrebbero essere visti come partner in una lotta comune per preservare la santità della religione come fonte di valori per l'umanità.

In questo contesto, vorrei richiamare la nostra attenzione sul Rapporto del Gruppo di Alto Livello sull'Alleanza delle Civiltà del novembre 2006. Questo rapporto ci fornisce un terreno più solido per affrontare il problema del "divario di civiltà" che ha messo a dura prova non solo le relazioni tra gli Stati, ma anche tra i popoli del mondo.

Come ha dichiarato l'ex Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan durante il lancio del Rapporto, l'Alleanza delle civiltà "intende rispondere alla necessità di uno sforzo impegnato da parte della comunità internazionale - sia a livello istituzionale che della società civile - per colmare le divisioni e superare i pregiudizi, le idee sbagliate, le percezioni errate e la polarizzazione che potenzialmente minacciano gli attori umanitari, al fine di essere in grado di rispondere meglio alle complesse crisi umanitarie e di consentire risposte adeguate e flessibili ai diversi contesti".  Tuttavia, la creazione di sistemi e strutture di alto livello a causa della crescita dell'azione umanitaria è controproducente per un'azione umanitaria flessibile e specifica per il contesto.

                       

Un lavoro esemplare

Il Forum umanitario (HF), Londra 2006 Un forum di ONG dell'Est e dell'Ovest, avviato a Ginevra nel giugno 2004 e finalizzato in Qatar nel novembre 2006, poi registrato presso la Charity Commission del Regno Unito e del Galles all'inizio del 2007, cerca di promuovere partenariati e una più stretta cooperazione tra organizzazioni umanitarie e caritatevoli dei Paesi o delle denominazioni musulmane, da un lato, e organizzazioni umanitarie e caritatevoli dell'Occidente e del sistema multilaterale, dall'altro.

L'obiettivo del Forum è quello di contribuire a creare un ambiente favorevole, imparziale e sicuro per l'attuazione di un'azione umanitaria tecnicamente valida e basata sui principi, fornendo una piattaforma per il dialogo, promuovendo la comprensione reciproca, sostenendo il rafforzamento delle capacità e lo sviluppo delle ONG e delle organizzazioni caritative, sostenendo un quadro giuridico per una maggiore trasparenza e responsabilità, promuovendo i principi e gli standard umanitari e migliorando la comunicazione e la cooperazione.

La collaborazione umanitaria tra persone di fedi diverse dovrebbe basarsi su quattro principi: Umanità: uguale diritto a ricevere qualsiasi assistenza umanitaria; Imparzialità: l'assistenza umanitaria deve essere fornita a tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro nazionalità, credo o religione, colore della pelle, ecc; Neutralità: tutte le agenzie umanitarie devono essere neutrali e Indipendenza: tutte le agenzie umanitarie non devono far parte di alcuna missione politica.

La Comunità di Sant'Egidio, in qualità di laico cattolico più influente al mondo, ha preso iniziative per la risoluzione dei conflitti e la riconciliazione in molte parti del mondo. È ora che la comunità avvii e guidi la collaborazione interreligiosa nel periodo successivo alla pandemia. Molte persone gridano per la pace, anche se alcune tacciono perché non riescono a guardare in faccia la realtà. È nostra responsabilità farli sorridere, poiché ci prendiamo cura di loro.

Oded Wiener

Gran Rabbinato di Israele
 biografia

Devo ammettere che quando gli organizzatori della Comunità di Sant'Egidio mi hanno chiesto di partecipare a questo panel "Living Together - Lessons from the Pandemic", ho esitato. Dopo tutto, negli ultimi due anni, ognuno di noi ha sentito parlare così tanto del virus Covid 19, da ogni punto di vista - da medici, esperti, scienziati, celebrità e star della TV - che mi sono detto: cos'altro c'è da dire che non sia già stato detto.

Tuttavia, ripensandoci, ho deciso che forse dovremmo davvero chiarire alcuni punti fondamentali e importanti per noi stessi, e le lezioni che abbiamo imparato durante la pandemia del Corona virus, che potrebbero influenzare crisi future che potrebbero danneggiare la salute e il benessere del mondo.

Non potevo rifiutare la richiesta dei buoni e importanti amici della Comunità di Sant'Egidio, poiché questo convegno, con la sua stessa esistenza, esprime il nostro comune desiderio di realizzare, attraverso il dialogo e l'apprendimento, un mondo migliore, senza malattie, crisi, violenza e guerre.

Non intendo riferirmi a nessun campo professionale, medico o scientifico specifico, ma se guardiamo alla storia delle epidemie passate nel mondo, capiamo quanto sia stato corretto e importante la gestione globale della pandemia Covid 19, che ha indubbiamente salvato molti milioni di persone dalla morte.

Facciamo solo due esempi: durante l'epidemia di peste nera, che colpì il Nord Africa, l'Asia e l'Europa negli anni 1347-1351, si stima che morirono almeno 75 milioni di persone (e probabilmente i numeri erano molto più alti). Solo in Cina ci furono circa 35 milioni di morti.

E più recentemente, nel periodo 1918-1920, sono morte circa 25-50 milioni di persone a causa dell'influenza spagnola, con circa 500 milioni di persone infettate.

Cosa c'era di diverso in questa pandemia? Sebbene le stime parlino di oltre 660 milioni di persone infette, "solo" circa 6,5 milioni di persone sono morte a causa della Covid-19. Naturalmente, non c'è dubbio che siamo profondamente addolorati per la perdita di qualsiasi vita. Come dicono le nostre fonti talmudiche, il mondo intero e tutti i suoi abitanti sono stati creati da una sola persona, Adamo. Per insegnarci che se qualcuno fa del male o uccide un'altra persona, è come se avesse ucciso un mondo intero, mentre se qualcuno salva un'anima, è come se avesse salvato un mondo intero.

Non c'è dubbio che la medicina moderna abbia fatto progressi incredibili e offra soluzioni mediche che in passato non potevano nemmeno essere immaginate.

Ma come ha fatto la medicina moderna a trovare una cura per il virus Covid 19 in tempi così relativamente brevi? E come ha fatto l'establishment medico a sviluppare i trattamenti efficaci che hanno salvato la vita di così tante persone?

Se analizziamo le azioni intraprese, queste possono essere suddivise in quattro cerchi:

Il primo cerchio - il cerchio globale e internazionale.

Il secondo cerchio - gli scienziati e le aziende farmaceutiche mondiali.

Il terzo cerchio - il cerchio dei diversi Paesi.

Il quarto cerchio - la comunità e la cerchia sociale.

Mi spiego meglio:

Nel primo cerchio - Non c'è dubbio che da molti anni non si assisteva a una collaborazione così impressionante tra gli organismi mondiali. In un periodo di tempo molto breve, molti leader mondiali si sono resi conto che se non avessero affrontato la pandemia con determinazione e con tutti i mezzi a loro disposizione, i risultati sarebbero stati estremamente gravi e avrebbero danneggiato tutte le persone, indipendentemente dall'origine, dalla religione, dal sesso o dall'età.

In effetti, la cooperazione tra i leader mondiali, i loro ministeri della salute, le istituzioni nazionali e le Nazioni Unite è stata senza precedenti.  La disponibilità a stanziare ingenti risorse per scienziati di varie discipline, senza la solita burocrazia, è stata rivoluzionaria.

I Paesi erano disposti ad aiutare e a trasferire dispositivi salvavita, come le macchine ECMO, nei Paesi in cui l'epidemia si stava diffondendo rapidamente.

Va notato, purtroppo, che nonostante l'enorme sforzo globale, i Paesi poveri che non hanno potuto acquistare i dispositivi o i vaccini essenziali sono stati comunque gravemente colpiti.  Dobbiamo trovare il modo di correggere situazioni come questa in futuro.

Il secondo cerchio - Gli scienziati di tutto il mondo e le aziende farmaceutiche hanno compiuto uno sforzo supremo, lavorando 24 ore su 24 per trovare una cura e produrre un vaccino per il Covid-19. In tutti i Paesi in cui esistevano capacità tecnologiche mediche, sono stati condotti tutti gli esperimenti possibili e le informazioni ottenute sono state condivise. I budget assegnati agli scienziati, quasi illimitati, hanno contribuito ad accelerare il lavoro di ricerca di una soluzione. Aziende farmaceutiche occidentali e russe, come Pfizer, Moderna, Merck, Chemrar, l'istituto israeliano Weizmann e altre, si sono unite allo sforzo comune, mentre la Food and Drug Administration (FDA) americana, che approva l'uso di nuovi farmaci, ha accelerato notevolmente i test obbligatori, per rilasciare un'approvazione anticipata dei nuovi farmaci.

Allo stesso modo, i Paesi di tutto il mondo hanno raccomandato procedure come l'uso di maschere, la prevenzione degli assembramenti pubblici, la realizzazione di test affidabili per l'individuazione del virus e la disponibilità di vaccinazioni, che hanno contribuito notevolmente a ridurre la morbilità.

Anche la disponibilità dei media elettronici e della carta stampata a diffondere le direttive dei vari ministeri della salute ha contribuito notevolmente all'eradicazione del virus Corona.

Il terzo cerchio è quello nazionale dei vari Paesi. Ci sono state sicuramente differenze tra i Paesi nella capacità di rispondere alla crisi, investendo fondi per combattere la Covid-19 e acquistando vaccini.  Inoltre, ci sono state molte differenze tra i Paesi per quanto riguarda la volontà di imporre restrizioni, come l'uso di maschere, il divieto di raduni pubblici e il controllo dei viaggiatori aerei e marittimi internazionali.

Vorrei ricordare il grande danno causato dagli estremisti - "esperti ai loro occhi" - che, contrariamente a tutte le prove raccolte, hanno sostenuto che il Covid 19 non era nulla di più grave di una normale influenza. Ignorando la mole di dati e statistiche, hanno diffuso FAKE NEWS e sostenuto che i vaccini erano una cospirazione, che provocavano solo danni e invitavano le persone a non vaccinarsi. Purtroppo, molti di coloro che hanno ascoltato i loro consigli sono morti.

Il quarto cerchio, il più piccolo, ma forse il più importante, è quello comunitario e sociale. Qui è stato chiaramente dimostrato che nelle comunità e nelle società che praticano la responsabilità reciproca, l'amore e la preoccupazione per gli altri, si sviluppano la carità e la gentilezza, e si salva la vita di molti anziani, persone sole e bisognose di aiuto. Le persone che controllavano quotidianamente i loro vicini, gli attivisti sociali che si assicuravano di portare cibo, medicine e assistenza medica ai bisognosi erano direttamente responsabili della salvezza di vite umane.

Nell'ebraismo, la responsabilità reciproca e la preoccupazione per i vari ambienti è una questione nodale e principale.

Solo una settimana fa abbiamo celebrato Sukkot (la Festa dei Tabernacoli), una delle feste religiose più importanti del calendario ebraico.  Quando esisteva il Tempio, venivano portate a Gerusalemme cerimonie e offerte speciali e il popolo pregava e chiedeva pace e benessere per il mondo intero. La festa segna l'inizio della stagione delle piogge, quindi si prega affinché la pioggia cada in ogni paese e fornisca cibo e sostentamento a tutti gli abitanti. A livello individuale, l'insegnamento di "ama il tuo prossimo come te stesso", è un importante principio della Torah, che ci insegna che ogni persona è creata a immagine di Dio.

Grazie a questi principi ebraici di base, durante il periodo del Corona virus, in Israele e nel mondo ebraico, ci sono state meravigliose manifestazioni di aiuto ai bisognosi, alle persone sole e ai malati, a volte anche con un rischio significativo per i molti attivisti che offrivano aiuto. (Va notato che l'epidemia non è ancora del tutto finita ed è importante continuare a usare cautela).

Se torno all'inizio del mio intervento, ora è del tutto chiaro il motivo per cui la comunità di Sant'Egidio ha scelto questo argomento di discussione. Non sono sicuro che tutti i presenti siano a conoscenza di tutte le attività di aiuto e cura degli altri che la comunità, per grande amore e responsabilità, svolge durante l'anno. Tutti i membri della comunità di Sant'Egidio lavorano in modo del tutto volontario. La comunità non esita a inviare volontari per aiutare a fronteggiare epidemie come quella dell'HIV in Africa, o in zone di guerra per portare la pace tra le parti in conflitto, nonostante il rischio che i volontari corrono.

In conclusione:

Solo con la modestia e l'umiltà il mondo può iniziare a comprendere il nulla dell'uomo rispetto alla grandezza di Dio e della sua creazione. È necessario uno sforzo solidale all'interno dei vari ambienti, che si irradi dal livello universale a quello individuale. Allo stesso tempo, l'esempio personale di volontari e attivisti sociali sul campo influenzerà ogni circolo e porterà a una cooperazione che salverà milioni di vite e terrà lontano il male e la paura di epidemie e guerre.

Quando il desiderio di riconciliazione, comprensione e pace è in primo piano, tutti noi beneficiamo di un mondo migliore, in cui ogni uomo aiuta il suo prossimo. Come dice il profeta Isaia: "La nazione non alzerà più la spada contro la nazione e non impareranno più la guerra".

 


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