Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Una via purifica una illumina una conduce a Dio (San.G.PaoloII)

«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Gesu'

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

FORUM 6 - PASQUA COMUNE: DA SOGNO A NECESSITÀ PER UNIRE IL MONDO

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2023 20:24
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 95
Città: CORIGLIANO CALABRO
Età: 55
Sesso: Maschile
21/09/2023 20:24

In tempi in cui il mondo e i popoli sembrano perdere il gusto dell’unità e la forza e la guerra guadagnano terreno come strumenti popolari di soluzione dei conflitti, tutti i credenti e i cristiani sono coinvolti. L’ecumenismo e una nuova lingua del dialogo tra cristiani può aiutare la guarigione del mondo dalle divisioni e favorire percorsi di riconciliazione che sembrano impossibili, come lo sembravano alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La Pasqua è il fondamento della vita cristiana e della resurrezione del mondo. Una data comune per la celebrazione della Pasqua oggi è possibile. E’ diventata una necessità.


Khajag Barsamian

Arcivescovo ortodosso, Chiesa Apostolica Armena
 biografia

In primo luogo, vorrei esprimere il mio apprezzamento alla Comunità di Sant'Egidio per aver organizzato ancora una volta questo Incontro Internazionale per la Pace “Il grido della pace – Religioni e culture in dialogo”. E sono felice di far parte di questo Forum in cui stiamo discutendo di un argomento molto importante “Pasqua comune: da sogno a necessità per unire il mondo”.

Questi ultimi anni sono stati molto impegnativi per il mondo: la pandemia da Covid-19 ha scosso l'intera umanità e i recenti gravi conflitti politici hanno creato un'atmosfera di grande minaccia per il mondo. Per questo, c'è un urgente bisogno di unità.

Ricordiamo come il movimento ecumenico moderno nel secolo scorso sia diventato un trampolino di lancio per creare un ambiente di rispetto reciproco, apertura e riavvicinamento tra le Chiese che erano state profondamente divise da storia, teologia, cultura e geografia. E ricordiamo come nel 1948 fu istituito ad Amsterdam il Consiglio Ecumenico delle Chiese e come il movimento ecumenico distrusse i muri di isolamento e aprì le porte al dialogo, alla cooperazione, alla comprensione e al rispetto reciproco, attraverso le quali iniziò un'attiva interazione.

L'11 ottobre sono stato invitato a partecipare al 60° anniversario del Concilio Vaticano II nella Basilica di San Pietro, presieduto da Sua Santità Papa Francesco. Papa Giovanni XXIII convocò il Concilio perché sentiva che la Chiesa aveva bisogno di un “aggiornamento”. I sedici documenti prodotti dal Concilio hanno proposto sviluppi significativi nella dottrina e nella prassi: una riforma ampia della liturgia, una rinnovata teologia della Chiesa, della rivelazione e dei laici, un nuovo approccio nei rapporti tra la Chiesa e il mondo, verso l'ecumenismo, le religioni non cristiane e la libertà religiosa.

Nel suo messaggio ispiratore Papa Francesco ha detto: “Fratelli, sorelle, ritorniamo alle pure sorgenti d’amore del Concilio. Ritroviamo la passione del Concilio e rinnoviamo la passione per il Concilio! Tutti, tutti siamo figli di Dio, tutti fratelli nella Chiesa, tutti Chiesa, tutti. Il Signore non ci vuole così: noi siamo le sue pecore, il suo gregge, e lo siamo solo insieme, uniti. Superiamo le polarizzazioni e custodiamo la comunione, diventiamo sempre più “una cosa sola”, come Gesù ha implorato prima di dare la vita per noi (cfr Gv 17,21). Ci aiuti in questo Maria, Madre della Chiesa. Accresca in noi l’anelito all’unità, il desiderio di impegnarci per la piena comunione tra tutti i credenti in Cristo. Lasciamo da parte gli “ismi”: al popolo di Dio non piace questa polarizzazione.”

Nella storia moderna, le relazioni inter-ecclesiali hanno ricevuto uno sviluppo completamente nuovo dopo il Concilio Vaticano II. E con tale spirito i cristiani possono cercare nuove vie per portare guarigione al mondo diviso e trovare vie di riconciliazione. 

È lodevole che Sant'Egidio abbia scelto l'argomento " Pasqua comune: da sogno a necessità per unire il mondo " per la nostra conversazione come uno dei modi importanti per esprimere la nostra unità. La risurrezione di Cristo è il fondamento della nostra fede di cristiani. Celebrare insieme lo stesso giorno di questa importante festa sarà un passo molto importante per realizzare la nostra unità nel Signore Risorto.

Purtroppo per tutta la storia cristiana, la data della celebrazione della Pasqua è stata una questione controversa: tanto controversa da portare persino a scomuniche e quasi allo scisma. C'è una divisione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse sulla data corretta.

In passato già si sono verificati alcuni sviluppi positivi per risolvere questo problema.

Papa Giovanni Paolo II, approfittando del giorno comune della Pasqua del 2001 per i cristiani d'Oriente e d'Occidente, ha sollevato la questione ecumenica di trovare il modo di celebrare la Pasqua in un giorno comune ogni anno.

Nell'omelia conclusiva della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2001, Giovanni Paolo II ha commentato la felice coincidenza della festa della Risurrezione di Cristo di quell'anno, nello stesso giorno per l'Oriente e l'Occidente come un momento importante per i cristiani per testimoniare e incoraggiarli “a trovare un consenso per una data comune di questa festa”. 

Per papa Giovanni Paolo II la celebrazione della Pasqua «non deve più essere motivo di divisione», esortando le comunità ecclesiali a tornare senza indugio a una celebrazione comune della festa pasquale, come ha affermato nel discorso all'incontro ecumenico presso la Cattedrale Greco-ortodossa in Siria il 5 maggio 2001.

Nel marzo 1997 un'importante consultazione promossa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente si è riunita ad Aleppo, in Siria, e ha rilasciato una dichiarazione dal titolo: "Verso una data comune per la Pasqua".

Questa affermazione, che richiama l'attenzione sulla centralità della risurrezione di Cristo come segno dell'unità dei cristiani, raccomandava di mantenere le norme stabilite durante il Concilio ecumenico di Nicea.

Sua Santità Papa Tawadros, della Chiesa copta ortodossa, è stato il leader ecclesiale più esplicito nel promuovere lo sforzo per trovare una data comune per la Pasqua. Nel maggio 2014 ha inviato una lettera all'allora nunzio apostolico in Egitto, l'arcivescovo Jean-Paul Aimé Gobel, proponendo a papa Francesco e alla Chiesa cattolica di intraprendere un serio sforzo per trovare una data comune. Durante la visita di Francesco in Egitto nel 2016, i due leader spirituali hanno firmato una dichiarazione comune esortando le loro Chiese ad approfondire "le nostre radici nell’unica fede apostolica pregando insieme, cercando traduzioni comuni della preghiera del Signore e una data comune per la celebrazione della Pasqua.”

La Chiesa copta ortodossa in Egitto, ad esempio, è totalmente libera di concordare una data comune per la Pasqua con la Chiesa cattolica e di metterla in pratica. Nessun'altra Chiesa ortodossa potrebbe impedirlo. E, con leader come Francesco e Tawadros, che si trovano chiaramente d'accordo su questo tema, cattolici e copti ortodossi potrebbero celebrare di nuovo la Pasqua lo stesso giorno molto prima del 2034.

Nel marzo scorso, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, e l'arcivescovo ortodosso Job Getcha di Telmessos hanno concordato di lavorare per trovare una data comune per celebrare la Pasqua e dare una testimonianza unita alla risurrezione di Cristo.

L'arcivescovo Getcha ha suggerito che l'anno 2025, che coincide con il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea (325 d.C.) e durante il quale la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente celebreranno la Pasqua lo stesso giorno, il 20 aprile, potrebbe essere un momento opportuno per riformare il calendario.

È giunto il momento di guardare con speranza a una Pasqua comune celebrata e testimoniata nell’unità, in Oriente e in Occidente, dopo il Primo Concilio Ecumenico di Nicea. È giunto il tempo per i cristiani di annunciare: “Cristo è risorto! Veramente è risorto!» e condividere i loro tesori e servizi liturgici potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo, e la Chiesa del primo millennio viene in soccorso.

Iosif

Metropolita ortodosso, Patriarcato di Romania
 biografia

Per la Chiesa ortodossa, la questione del calendario in generale e della celebrazione della Pasqua in una data comune sono di particolare importanza, poiché a livello pan-ortodosso esistono approcci diversi al calendario e una decisione in merito potrebbe avere importanti implicazioni nella manifestazione dell'unità della Chiesa.

La seconda Conferenza presinodale panortodossa (Chambésy 1982) ha raggiunto un accordo su alcuni punti importanti a questo proposito, affermando che la questione del calendario nel suo complesso è "al di là dell'accuratezza scientifica, una questione di coscienza ecclesiale dell'Ortodossia una e indivisa, la cui unità non deve essere turbata in alcun modo". È stato anche dichiarato che "qualsiasi revisione - in vista di una maggiore precisione nella determinazione della data della Pasqua, che abbiamo celebrato in comune per secoli - deve essere rimandata al momento opportuno, quando Dio lo vorrà, senza turbare l'unità della Chiesa". Il problema del rapporto con il calendario e le opinioni correlate, così come alcune situazioni difficili che si sono venute a creare, non devono in alcun modo portare a divisioni, divergenze o scismi".

Sebbene questa Conferenza abbia sottolineato la necessità di informare i fedeli di ogni Chiesa ortodossa locale nel modo più sistematico possibile, affinché l'Ortodossia possa avanzare "con larghezza di spirito e di cuore, sulla via della realizzazione comune - in acribia (accuratezza) e in fedeltà allo stesso tempo allo spirito e alla lettera della decisione del Primo Concilio Ecumenico - verso una celebrazione comune della più grande festa cristiana", finora non possiamo parlare dell'esistenza di un comune accordo per avanzare verso questo obiettivo.

Anche se in molte Chiese ortodosse autocefale c'è la consapevolezza della necessità di individuare una soluzione per la celebrazione comune della Pasqua, per tutti i cristiani, è evidente che occorre molto equilibrio e pazienza, per non rischiare di adottare una soluzione a livello intercristiano - anche se accompagnata da argomenti scientifici irrevocabili - che provocherebbe divisioni e scismi ancora più profondi di quelli che stiamo vivendo.

Le testimonianze canoniche su questo tema (il primo canone di Antiochia e il settimo canone apostolico) sottolineano l'importanza di preservare l'unità per quanto riguarda la celebrazione della Pasqua, in conformità con i canoni stabiliti nel primo Concilio Ecumenico. Allo stesso tempo, i canoni 34 e 51 del Concilio di Cartagine mostrano che la determinazione della data della Pasqua è un problema che riguarda tutta la Chiesa e che per questo motivo la data della Pasqua deve essere stabilita in ambito sinodale. Purtroppo, la rimozione della questione del calendario dall'ordine del giorno del Santo e Grande Sinodo della Chiesa ortodossa ha dimostrato che, per il momento, non è possibile raggiungere un ragionevole consenso su questo punto.

Attualmente, le Chiese ortodosse assumono il principio stabilito alla Conferenza panortodossa di Mosca del 1948, dove è stata adottata una soluzione di compromesso per mantenere l'unità. Si decise che tutte le Chiese ortodosse avrebbero celebrato la Pasqua nella stessa data, la domenica, ma non contemporaneamente alla Pasqua ebraica, in conformità con il modo alessandrino di calcolare la data della Pasqua, che soddisfa ampiamente le esigenze della Chiesa.

È incoraggiante che alcune Chiese autocefale si siano mosse verso una comprensione più profonda di questo problema e abbiano partecipato a diversi incontri che hanno affrontato la questione della celebrazione comune della Pasqua: uno si è tenuto nel 1997 ad Aleppo sotto gli auspici del Consiglio Mondiale delle Chiese e del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ed è stato di grande importanza. In quella occasione, si decise di riconoscere le differenze tra il calendario giuliano e quello gregoriano in relazione alle date astronomiche e si ritenne necessario mantenere la norma nicena secondo cui la Santa Pasqua si sarebbe dovuta celebrare la prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera. È stato inoltre proposto di calcolare su base scientifica i dati astronomici, l'equinozio di primavera e la luna piena, prendendo come punto di riferimento il meridiano di Gerusalemme (il luogo della crocifissione del Signore Gesù Cristo). In questa occasione, è stata fatta una seconda raccomandazione, dando alle Chiese un po' di tempo per soffermarsi sulla questione del calendario, al fine di prendere una decisione al momento opportuno, tenendo conto dei principi proposti.

È ovvio che al momento nella Chiesa ortodossa non c'è consenso sul cambiamento del modo di stabilire la data della Pasqua, quindi possiamo sperare nella definizione di alcuni principi che porteranno a una celebrazione comune con tutti i cristiani cambiando il modo di calcolare il giorno della Pasqua.

Tenendo conto del principio biblico: "Il sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato" (Marco 2:27), sarebbe auspicabile che a livello di Chiese cristiane si valutassero le condizioni per realizzare una celebrazione comune della Pasqua, senza mettere in pericolo l'unità esistente all'interno delle diverse confessioni.

Se conveniamo che per i cristiani il calendario è un mezzo che ci permette di avere un quadro di riferimento per organizzare la vita della Chiesa, la pastorale e la missione, e che non è un fine in sé, dal nostro punto di vista, e in attesa che a livello pan-ortodosso vengano accettati alcuni cambiamenti, riteniamo che una proposta che potrebbe portare alla rapida realizzazione della celebrazione comune della Pasqua, sia quella di un periodo di tempo, che vorremmo il più breve possibile, in cui tutte le confessioni cristiane utilizzino il metodo alessandrino di calcolo della Pasqua, utilizzato dalla Chiesa ortodossa, per stabilire la celebrazione della Pasqua, preservando così l'unità dell'Ortodossia, che attualmente non è sufficientemente preparata ad accettare una riforma nel campo della definizione della data della Pasqua. Arrivando così a una celebrazione comune della Risurrezione del Signore, siamo convinti che le nostre preghiere faranno sì che anche i cuori più turbati assumano o integrino, quando Dio vorrà, un'adeguata riforma della fissazione della data della Pasqua, affinché la decisione del primo Concilio Ecumenico sia valorizzata o attuata rispettando i risultati scientifici che stabiliscono i dati astronomici per la determinazione della data della Pasqua.

Dionysius Jean Kawak

Arcivescovo ortodosso, Chiesa sira
 biografia

I- Contesto storico delle attuali differenze 

Alla fine del secondo secolo, i cristiani erano divisi sulla data e sul giorno in cui celebrare la festa della Resurrezione. Le chiese in Asia Minore, Cilicia, Siria e Mesopotamia erano solite celebrare la festa della Resurrezione il 14 ° giorno di Nisan (aprile secondo il calendario lunare), che non cadeva necessariamente di domenica. D'altra parte, le chiese di Roma e Alessandria erano solite celebrare la festa della Resurrezione sempre la domenica che seguiva quel giorno.

Al Concilio di Nicea (325 d.C.), si ritenne necessario allontanarsi dal giorno in cui si osservava la Pasqua ebraica e celebrare la festa della Resurrezione di domenica, secondo una norma fissa che doveva essere concordata da tutte le chiese cristiane. Il Concilio, quindi, stabilì che la festa della Resurrezione sarebbe stata celebrata la domenica che segue la prima luna piena (aprile lunare / 14 nisan) dopo l'equinozio di primavera (cioè, una domenica tra il 22 marzo e il 25 aprile, secondo il calendario attuale).

Nonostante l'adozione di questo algoritmo (in latino computus) al Concilio di Nicea, le Chiese di Alessandria e Roma non erano d'accordo sulla metodologia dei calcoli astronomici. Nel VI secolo, il "computus" alessandrino fu convertito dal calendario alessandrino al calendario giuliano, producendo una tavola pasquale che copriva gli anni a venire. Questa tavola divenne la fonte principale secondo la quale Dionigi il Piccolo corresse la tavola seguita a Roma, e introdusse così l'era cristiana. A quel tempo, anche il "computus" di calcolo siriaco, noto come ciclo pasquale di 532 anni, seguiva il ciclo di 19 anni solari. 

Quindi, le chiese cristiane furono unite nel celebrare la festa della Resurrezione in una domenica comune dall'anno 532 all'anno 1582.

Nel 1582, Papa Gregorio XIII riformò il calendario giuliano e, gradualmente, i paesi europei adottarono quello che divenne noto come il calendario gregoriano. Anche la Russia lo ha fatto - nell'anno 1923 - e il mondo intero ha seguito questo nuovo calendario riformato. Tuttavia, la maggior parte delle chiese ortodosse non ha seguito questo calendario per la celebrazione della festa della Resurrezione, anche se alcune lo hanno seguito per la celebrazione di altre feste fisse.

Pertanto, l'attuale differenza nelle tavole pasquali è il risultato della differenza di 13 giorni tra il calendario giuliano e quello gregoriano.

 

II- Decisioni storiche della Chiesa siro-ortodossa riguardo alla festa della Resurrezione 

+ Al Sinodo di Dayro d-Mor Mattai (Monastero di San Matteo in Iraq) nel 1930, la Chiesa siro-ortodossa diede il permesso ai fedeli nelle Americhe di celebrare la festa secondo il calendario gregoriano.

+ Nel 1952, gli arcivescovi della nostra Chiesa in India inviarono una petizione al Patriarca di Antiochia e al Santo Sinodo in cui chiedevano di utilizzare il calendario gregoriano per la festa della Resurrezione.

+ Al IV Santo Sinodo di Homs (1954), fu deciso di seguire il calendario gregoriano per la celebrazione di tutte le feste ecclesiastiche  nella Chiesa siro-ortodossa tranne la Santa Grande Quaresima e la Festa della Resurrezione. Si decise anche che le chiese di Gerusalemme e dell'Egitto continuassero a seguire il calendario giuliano per tutte le feste mantenendo lo status quo.

+ L'11/11/1981, il Santo Sinodo tenutosi a Damasco decise quanto segue: "Il Sinodo ritiene che la data della celebrazione della festa della Resurrezione debba rimanere così com'è. Il Santo Sinodo, tuttavia, non ha alcuna obiezione a discutere l'unità della data della festa con tutte le chiese del Medio Oriente sulla base della sua celebrazione in una domenica fissa di aprile, o in qualsiasi domenica fissa concordata a livello ecumenico.”

+ Nel febbraio 1984, il Santo Sinodo ha riaffermato la sua posizione precedente durante la sua sessione ordinaria a Damasco. A seguito del Sinodo, Sua Santità il defunto Patriarca Zakka I ha inviato una lettera, datata 29 febbraio 1984, ai Patriarchi del Medio Oriente, riguardante l'unità dei cristiani e l'unità della data della festa della Resurrezione, in cui ha ribadito la suddetta decisione sinodale.

 

III- L'incontro ecumenico di consultazione di Aleppo

Dal 5 al 10 marzo 1997, la nostra arcidiocesi siro-ortodossa di Aleppo ha ospitato un incontro di consultazione co-organizzato dal Consiglio ecumenico delle Chiese e dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, per discutere la questione del raggiungimento di una data comune per la Pasqua / Pascha.

Secondo la dichiarazione della Consultazione, i partecipanti ritengono che "celebrando questa che è la Festa delle Feste in giorni diversi, le chiese danno una testimonianza divisa di questo aspetto fondamentale della fede apostolica, compromettendo la loro credibilità ed efficacia nel portare il Vangelo al mondo". La Consultazione ha anche affermato che "le attuali differenze nel calcolo della data della Pasqua possono essere attribuite a differenze nei calendari e nelle tavole lunari impiegate piuttosto che a differenze nella visione teologica fondamentale". 

La dichiarazione continuava, "nonostante le differenze nel metodo di calcolo, i principi di calcolo nelle chiese sia dell'Oriente che dell'Occidente si basano sulle norme stabilite a Nicea".

La Consultazione non favorì l'adozione di una domenica fissa per la Pasqua perché avrebbe oscurato e indebolito il legame tra la Pasqua biblica e la passione e risurrezione di Gesù Cristo "eliminando ogni riferimento alle norme bibliche per il calcolo della Pasqua", e anche perché "avrebbe sollevato difficoltà per molte chiese". 

Tuttavia, la Consultazione suggeriva che "il modo con maggiore probabilità di riuscire a raggiungere una data comune per la Pasqua ai nostri giorni sarebbe a) mantenere le norme di Nicea; b) calcolare i dati astronomici con i mezzi scientifici più accurati possibili; e c) usare come base di riferimento il meridiano di Gerusalemme, il luogo della morte e risurrezione di Cristo. La consultazione ha raccomandato che l'anno 2001, che ha segnato l'ingresso in un nuovo millennio, possa essere preso come "una buona opportunità per le chiese di esaminare le reazioni e valutare i progressi compiuti verso un accordo su questo argomento". 

Sfortunatamente, nessuna delle Chiese ortodosse ha adottato le raccomandazioni suggerite. 

 

IV- La posizione della Chiesa siro-ortodossa oggi

Durante le sessioni del Santo Sinodo della nostra Chiesa siro-ortodossa convocate dal 22 al 26 giugno 2021 presso la Residenza patriarcale di Atchaneh – Libano, il Sinodo ha rivisito la questione. Il Sinodo ha affermato che "i padri hanno ribadito il loro impegno a raggiungere una soluzione per unificare la data della celebrazione della risurrezione, che è un desiderio comune della Chiesa e dei suoi figli". A seguito del Sinodo, il 27 luglio 2021, Sua Santità il Patriarca Mor Ignatius Aphrem II, nostro attuale patriarca, ha pubblicato un'enciclica patriarcale riguardante la data della Pasqua, in cui ha comunicato ai fedeli della Chiesa le due proposte studiate durante il Sinodo: "la prima proposta è di adottare il calendario corretto (gregoriano) nella nostra chiesa e di seguirlo in tutte le celebrazioni liturgiche, cioè di celebrare la Pasqua con la maggior parte delle chiese del mondo e con la nostra chiesa in India e in America Latina. La seconda proposta è quella di permettere ai fedeli della nostra chiesa in occidente di celebrare la Pasqua secondo il calendario gregoriano corretto mentre i nostri figli spirituali in Oriente continuano a celebrarla secondo il calendario giuliano.” 

Sua Santità ha aggiunto: "Sulla base dello spirito di apertura e per cercare di conoscere l’orientamento del nostro popolo, è stato deciso di rivolgersi ai fedeli della Chiesa per conoscere la loro opinione su questo argomento. Quindi, abbiamo chiesto alle loro Eminenze gli Arcivescovi di trasmetterci le opinioni dei fedeli e di preparare una relazione da sottoporre al prossimo Santo Sinodo".

Si prevede quindi che il Santo Sinodo riconsideri la questione e "prenda una decisione adeguata" durante la sua prossima sessione, la cui data è ancora da stabilire.

 

Conclusione

L'accoglienza di questa questione tra i fedeli della nostra Chiesa è varia. Ciò è comprensibile a causa della delicatezza dell'argomento. È sufficiente guardare ad altre chiese (ad esempio, la Chiesa assira e la Chiesa di Grecia) per vedere gli scismi interni che si sono verificati a causa dell'adozione del calendario gregoriano.

La nostra Chiesa siro-ortodossa sta procedendo lentamente e con calma su questo argomento. La Chiesa sta considerando non solo la dimensione scientifica o ecumenica della quesitone, ma anche quella pastorale.  Oltre alla necessità di presentare una testimonianza unitaria della nostra fede attraverso la celebrazione della Festa delle Feste in una data comune, gli sforzi continui della nostra Chiesa vengono in risposta alle richieste di tanti suoi fedeli figli. Attendiamo quindi con ansia il prossimo Sinodo della nostra Chiesa, e, ancor di più, maggiori sforzi da parte di tutte le Chiese cristiane per raggiungere finalmente una data comune per la celebrazione della Festa della Risurrezione. 

Forse, dobbiamo ridefinire le nostre priorità di chiese cristiane riguardo a questa materia, anche se questo significherebbe rinunciare a molti aspetti tradizionali, storici e biblici belli e importanti riguardanti il calcolo della data. 

Forse, possiamo imparare da un commento che Sua Santità il defunto patriarca Zakka I fece durante una conferenza a Damasco dopo essere tornato dalla sua storica visita a Papa Giovanni Paolo II in Vaticano nel 1984. Ricordo ancora vividamente che disse: "anche se dovessimo celebrare la 'domenica' della Resurrezione di 'venerdì', noi come chiesa siamo pronti, se ciò significa che celebreremo questa festa uniti tutti insieme come cristiani".

Kurt Koch

Cardinale, Presidente del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Santa Sede
 biografia

1. “Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1 Cor 15,13s). Con queste parole, l’apostolo Paolo afferma con assoluta chiarezza che la fede cristiana sta o cade con il mistero pasquale. La Chiesa primitiva ha condensato questa convinzione fondamentale nella formula: “Togli la risurrezione e distruggerai immediatamente il cristianesimo”. Considerata l’importanza centrale del mistero pasquale nella fede cristiana, è comprensibile che i cristiani desiderino festeggiarlo in una data comune.

2. Basta gettare un breve sguardo alla storia per vedere che la ricerca di una data comune era già iniziata nei primi tempi. Anche nella Chiesa primitiva, di fatti, la data della Pasqua era contesa. Si possono pertanto trovare date diverse: alcuni cristiani, soprattutto in Asia Minore, celebravano sempre la Pasqua in concomitanza con la Pesah ebraica il 14 del mese di nisan, indipendentemente dal giorno della settimana; per questo, sono stati chiamati quartodecimani. Altri cristiani, soprattutto in Siria e in Mesopotamia, celebravano invece la Pasqua la domenica successiva alla Pesah ebraica; a loro è stato quindi dato il nome di protopaschiti. 

In questa difficile situazione, il merito del Primo Concilio Ecumenico di Nicea tenutosi nel 325 è aver trovato una regola uniforme in base alla quale: “Tutti i fratelli e le sorelle d’Oriente che fino ad oggi hanno celebrato la Pasqua con gli ebrei, d’ora in poi celebreranno la Pasqua in accordo con i romani, con voi e con tutti noi che l’abbiamo celebrata con voi fin dai primi tempi”. Benché gli atti originari di questo Concilio non esistano più, rapporti successivi documentano che esso impartì uno slancio decisivo alla ricerca di una data comune di Pasqua tra tutte le comunità cristiane dell’impero in quel momento, stabilendo come data per la celebrazione pasquale la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Poiché allo stesso tempo fu deciso che la Pasqua doveva essere celebrata dopo la festa della Pesah ebraica, venne però abbandonata la data comune di Pasqua tra cristiani ed ebrei.

3. Una nuova situazione si produsse nella storia del cristianesimo nel XVI secolo con la fondamentale riforma del calendario di Papa Gregorio XIII, che introdusse il calendario gregoriano, secondo il quale la Pasqua si celebra sempre la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. La conseguenza di questa decisione è che, da allora, le Chiese in Occidente calcolano la data di Pasqua secondo tale calendario, mentre le Chiese in Oriente continuano a celebrare la Pasqua secondo il calendario giuliano, che era usato in tutta la Chiesa prima della riforma del calendario gregoriano e sul quale si era basato anche il Concilio di Nicea del 325.

4. Nel frattempo sono state proposte e discusse varie date per una celebrazione comune della Pasqua. La soluzione più semplice sarebbe senza dubbio prendere come giorno della morte di Gesù il 7 aprile 30, in modo che la Pasqua venga sempre celebrata la seconda domenica di aprile. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha proposto di celebrare la Pasqua la domenica successiva al primo plenilunio di primavera; in tal caso, la città di Gerusalemme dovrebbe essere il punto di riferimento per il calcolo del plenilunio. Un altro suggerimento degno di nota è quello del Patriarca Ecumenico Meletios IV (1921-1923), che riconosce e accoglie la precisione del calendario gregoriano e allo stesso tempo rispetta la data di Pasqua stabilita dalla Chiesa primitiva. Il calendario meleziano è quindi, almeno a prima vista, identico al calendario gregoriano, ma la data di Pasqua deve essere calcolata come se fosse ancora in vigore il calendario giuliano. 

5. La Chiesa cattolica ha commentato la questione della data della Pasqua nel Concilio Vaticano Secondo in un’appendice alla Costituzione sulla Sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium” adottata e promulgata nel 1963, “tenendo nel debito conto il desiderio di molti di veder assegnata la festa di Pasqua ad una determinata domenica e di adottare un calendario fisso”. Per definire un nuovo calendario vengono menzionati due criteri. In primo luogo, il Concilio si mostra disposto “a che la festa di Pasqua venga assegnata ad una determinata domenica nel calendario gregoriano”, a patto che “vi sia l’assenso di coloro che ne sono interessati, soprattutto i fratelli separati dalla comunione con la Sede apostolica”. In secondo luogo, il Concilio dichiara la propria disponibilità anche a “introdurre nella società civile un calendario perpetuo”, a condizione, ovviamente, che sia preservata e tutelata la settimana di sette giorni con la domenica.

La disponibilità a trovare una data comune della Pasqua, a condizione che tutte le Chiese cristiane siano d’accordo, esiste anche oggi. Papa Francesco si è espresso in questo senso, in varie dichiarazioni. La stessa disponibilità è stata affermata da leader di altre Chiese cristiane, tra cui il Papa Patriarca copto-ortodosso Tawadros II.

6. Il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, che ricorre nel 2025, offre un’occasione speciale per riprendere questa tematica, tanto più che nel 2025 le Chiese in Oriente e in Occidente potranno nuovamente celebrare insieme la Pasqua nello stesso giorno, ovvero il 20 aprile. È dunque comprensibile che si sia risvegliato il desiderio di cogliere questo grande anniversario come un’opportunità per intensificare gli sforzi verso una comune Pasqua cristiana. L’anniversario del Concilio di Nicea, che ha formulato la confessione cristologica comune a tutti i cristiani, ci spinge a riflettere nuovamente anche sulla sua decisione relativa alla data di Pasqua, e a riconsiderarla nelle condizioni odierne.

Al riguardo, vorrei comunque sottolineare un’importante differenza tra la situazione attuale e l’epoca del Concilio. Nel IV secolo, l’allontanamento dall’ebraismo crebbe sempre più; anche alla luce di tale sviluppo, è quindi comprensibile che il legame temporale e successivamente anche contenutistico tra la Pasqua cristiana e la Pesah ebraica abbia potuto sciogliersi senza grossi problemi teologici. Oggi, invece, quando si cerca una data comune di Pasqua, bisogna assolutamente tener conto del legame con la Pesah ebraica. Non solo alla luce della difficile storia tra ebrei e cristiani, ma anche nella consapevolezza della centrale importanza dell’Antico Testamento nella ricca Liturgia della Parola nella celebrazione della Veglia Pasquale, sarebbe un segno negativo se le radici ebraiche della Pasqua venissero dimenticate quando oggi si affronta la questione del calendario.

7. Lo sforzo di trovare una data comune di Pasqua è un obiettivo pastorale importante, soprattutto per le coppie e per le famiglie di diverse confessioni e in vista della grande mobilità delle persone, in particolare durante le festività. Con una data comune di Pasqua, potrebbe essere espressa in modo ancora più credibile la profonda convinzione della fede cristiana che la Pasqua non è solo la festa più antica, ma anche la festa più importante della cristianità. L’importanza fondamentale della Pasqua verrebbe messa in luce da una data comune, che impartirebbe anche un nuovo slancio al cammino ecumenico verso il ripristino dell’unità della Chiesa in Oriente e in Occidente nella fede e nell’amore. 

 


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:15. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com