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Una via purifica una illumina una conduce a Dio (San.G.PaoloII)

«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Gesu'

 
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FORUM 4 - LA PREGHIERA, RADICE DELLA PACE

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2023 21:00
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Città: CORIGLIANO CALABRO
Età: 55
Sesso: Maschile
15/09/2023 20:51





Felix Anthony Machado

Arcivescovo cattolico, India
 biografia

Introduzione:
Coltivare la pace interiore: indispensabile per costruire la pace nel mondo

Non dimentichiamo che la pace nasce nel cuore di una persona. Difficilmente si può portare la pace nella società, nel mondo, se non c'è pace dentro di sé. E’ indispensabile coltivare la pace interiore se si vuole pace intorno a sé. 

Ricordiamo san Giovanni Paolo II che ad Assisi nel 1986 disse: "... Esiste un'altra dimensione della pace, un altro modo di promuoverla... è il risultato della preghiera che, nella diversità delle religioni, esprime un rapporto con una potenza suprema che sola supera le nostre capacità umane" (Discorso di apertura della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, Assisi, 27 ottobre 1986).  San Giovanni Paolo II concludeva l'evento di Assisi affermando che si trattava di un evento unico, irripetibile, ma che lo spirito di Assisi doveva continuare. Questo spirito è stato ininterrottamente continuato dalla Comunità di Sant'Egidio.

Il Papa emerito Benedetto XVI e ora Papa Francesco hanno aggiunto le loro voci alla preghiera per la pace. Papa Francesco non ha lasciato nulla di intentato per fermare la follia della guerra. Dobbiamo unire le nostre voci al grido di Papa Francesco. Alzare le mani verso il cielo in mezzo alla guerra e pregare per la pace è urgente. Perché pregare non è fuggire dalla storia e dai problemi che essa presenta. Al contrario, è scegliere di affrontare la realtà non da soli, ma con la forza che viene dall'alto, la forza della verità e dell'amore che hanno la loro sorgente ultima in Dio. Di fronte al tradimento del male, le persone religiose possono contare su Dio, che vuole assolutamente il bene. Possono pregare per avere il coraggio di affrontare anche le più grandi difficoltà con senso di responsabilità personale, senza mai cedere al fatalismo o alle reazioni impulsive.

Se cercate la pace, andate incontro ai poveri

Dalla Giustizia di ognuno viene la Pace per Tutti. Se non cercate il bene di tutti, la pace è messa in pericolo. Il rispetto dei diritti di ogni persona umana è il fondamento della pace. 

Il fenomeno della globalizzazione si impone alle persone, specialmente ai poveri, senza rispetto per la solidarietà tra tutti i popoli. Tutti sono in grado di trarre vantaggio da un mercato globale?  Tutti avranno finalmente la possibilità di godere della pace? I rapporti tra gli Stati diventeranno più equi o la competizione economica e le rivalità tra i popoli e le nazioni porteranno l'umanità verso una situazione di instabilità ancora maggiore? La sfida che abbiamo davanti è quella di garantire una globalizzazione solidale, una globalizzazione senza marginalizzazione. 

Gli uomini sono i protagonisti del vero sviluppo e sono anche lo scopo del vero sviluppo. Lo sviluppo integrale delle persone è l'obiettivo e la misura di tutti i progetti di sviluppo. Perché non promuovere valori che avvantaggino veramente gli individui e la società? Non è sufficiente raggiungere e aiutare chi è nel bisogno. Dobbiamo aiutarli a scoprire i valori che consentono loro di costruire una nuova vita e di occupare il posto che spetta loro nella società con dignità e giustizia. 

Per costruire la pace nel mondo è necessaria la cooperazione di tutte le religioni

L'anelito umano alla pace è espresso da ogni religione. L'incontro di Assisi del 1986 ha confermato che la pace non è solo il risultato di abili negoziati politici e diplomatici o di un compromesso tra interessi economici, ma dipende in modo fondamentale da Colui che conosce i cuori umani e guida e dirige i passi di tutta l'umanità.

Le religioni hanno un ruolo importante da svolgere nello stabilire una pace duratura nella società. I leader religiosi devono motivare i loro fedeli a comprendere i principi della propria tradizione religiosa. I credenti sono "messaggeri e artigiani di pace". L'anelito umano alla pace è espresso da ogni religione. Se questo anelito è fondamentale ed essenziale per essere umani, allora i credenti di ogni religione dovrebbero sostenerlo, siano essi politici, leader di organizzazioni internazionali, imprenditori e lavoratori, associazioni e privati cittadini. 

La mia riflessione: la pace, la radice della preghiera (Preghiera: la Radice della Pace)

Siamo nel mezzo di una guerra prolungata. Ci sembra di essere impotenti e persino senza speranza; come credenti possiamo fare qualcosa che sia anche efficace per fermare questo conflitto in corso tra Russia e Ucraina: "dobbiamo ricordarci di Dio più spesso di quanto respiriamo" ha detto un santo. La preghiera autentica di ogni credente è fondata su Dio, che è datore di pace. Chi prega non può considerarsi la misura della preghiera. La fiducia in Dio e la fiducia nel prossimo costituiscono l'essenza della nostra preghiera. Preghiamo come viviamo e viviamo come preghiamo" (CCC, # 2725). 

 È vero che la nostra preghiera non rimuove ogni senso di dolore attraverso la grazia invocata per gli altri. Ma sicuramente concede un'armatura della pazienza a coloro che soffrono, che provano dolore, che sono angosciati. Un altro santo famoso, Tertulliano, insegna: "... La preghiera porta forza ai deboli, guarisce i malati, esorcizza gli indemoniati, apre le celle delle prigioni, libera gli innocenti dalle loro catene. La preghiera purifica dal peccato, allontana le tentazioni, pone fine alle persecuzioni, conforta i pusillanimi, dà nuova forza ai coraggiosi, riporta a casa sani e salvi i viaggiatori, calma le onde, confonde i ladri, nutre i poveri, scavalca i ricchi, solleva i caduti, sostiene coloro che cadono, sorregge coloro che rimangono saldi". Tertulliano, nel suo trattato, insegna inoltre che "tutti gli angeli pregano, ogni creatura prega a modo suo; anche gli uccelli si alzano e si innalzano al cielo; Aprono le ali, invece delle mani, sotto forma di croce, e danno voce a quella che sembra una preghiera. Il bestiame e le bestie selvatiche pregano e piegano le ginocchia" (Ufficio di Lettura, giovedì della3ª settimana di Quaresima).    

Sebbene, da una parte, si debba evitare di fare della preghiera uno strumento o un mezzo per ottenere i propri desideri egoistici, la preghiera, dall'altra, non deve diventare un esercizio di chiusura nel proprio mondo privato. La trasformazione del cuore orante è la prima risposta all'atto della preghiera. Dobbiamo riconoscere e comprendere il mondo - il qui e ora - in cui viviamo, le sue aspettative, i suoi desideri e le sue caratteristiche spesso drammatiche, alcune delle quali sono: una vera trasformazione sociale e culturale; l'abbondanza e la ricchezza, le risorse della terra, il potere economico devono essere condivisi con un'enorme percentuale di cittadini del mondo che sono tormentati dalla fame e dalla povertà, mentre innumerevoli soffrono di analfabetismo totale; e la questione della pace. Mai prima d’ora la persona umana è stata così acutamente consapevole della libertà, eppure, al tempo stesso, nuove forme di schiavitù sociale e psicologica fanno la loro comparsa; il mondo di oggi ha un senso molto vivo della sua unità e di come una persona dipenda dalle altre in un legame di solidarietà, e per questo è lacerato quando è diviso in campi opposti da forze contrastanti; infine, la persona umana cerca faticosamente un mondo migliore, senza lavorare con uguale zelo per il miglioramento del proprio spirito (Gaudium et spes, # 4), quindi, vorrei anche menzionare qui con enfasi la necessità di prendersi cura oggi del pianeta terra, "la nostra casa comune", e di fornire un'assistenza sanitaria adeguata poiché il Covid-19 ha "esposto le nostre false sicurezze ... siamo stati testimoni di una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci riguardano tutti" (Papa Francesco, Fratelli Tutti, #7).   

Frère Alois

Priore della Comunità di Taizé, France
 biografia

 La preghiera come fonte di pace
Vorrei innanzitu o ringraziare gli organizzatori dell'incontro di Sant'Egidio a Roma per la loro
instancabile opera di dialogo. È bello stare insieme, con operatori di pace di così tan differen
orizzon, mentre la guerra infuria nuovamente nel connente europeo.
Sono stato invitato a parlare di un tema che ci è molto caro a Taizé: “La preghiera come fonte di
pace”. Per cominciare, vorrei qui ricordare due momen for della storia recente della Chiesa e del
dialogo interreligioso. Il primo momento è stato, nel 1986, l'incontro delle diverse tradizioni religiose
ad Assisi su invito di Papa Giovanni Paolo II a pregare per la pace. È questa intuizione che la
Comunità di Sant'Egidio persegue negli anni, mantenendo così lo spirito di Assisi, a raverso il
dialogo tra religioni e culture. E questo mi sembra, in effe4, più urgente che mai.
Il secondo momento che vorrei ricordare è la preghiera per la pace iniziata da Papa Francesco nel
giugno 2014, alla quale ha allora associato il Patriarca Bartolomeo e i Responsabili polici israeliani e
palesnesi. Ecco l'inizio di quella invocazione che vorrei ripetere questa ma4na: “Signore Dio di
pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tan anni a risolvere i nostri
confli4 con le nostre forze e anche con le nostre armi; tan momen di oslità e di oscurità; tanto
sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono sta vani.
Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace”.
Quell’evento ha avuto un impa o duraturo sulla nostra vita come comunità, perché da quella data,
ogni domenica alle ore 20, i fratelli si riuniscono nella Chiesa della Riconciliazione a Taizé per
mezz'ora di preghiera silenziosa per la pace.

Come può la preghiera essere fonte di pace? A questa domanda, penso che possiamo fornire
diverse risposte. In primo luogo, se preghiamo, è perché come creden senamo l'urgenza di
rivolgerci al Signore nelle situazioni più difficili della nostra vita, personale e colle4va. In questo
senso, la preghiera per la pace è un legame profondo tra le nostre diverse tradizioni religiose.
Poi, come crisani, è anche a Cristo Gesù che rivolgiamo la nostra ardente supplica. Come diceva
l'apostolo Paolo agli Efesini, è lui, Cristo, che “è venuto ad annunciare la buona novella della pace,
pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini” (Ef 2). Con la sua vita, la sua croce e
la sua risurrezione, Cristo Gesù “è la nostra pace”.
La preghiera per la pace ha ancora un'altra qualità: ci rende, molto concretamente, responsabili gli
uni degli altri. Secondo la parola del grande teologo ortodosso Olivier Clément, “niente è più
responsabile del pregare”. Perché la preghiera non può che portarci a uno sforzo concreto di
solidarietà per il nostro prossimo.
L'ulmo elemento su cui vorrei ancora dire una parola è l'aspe o propriamente inmo della
preghiera per la pace. Un grande santo d'Oriente, Serafino di Sarov, disse: “Acquisisci lo spirito di
pace e mille anime intorno a te saranno salvate”. Ora, appunto, lo spirito di pace si può acquisire in
altro modo se non in questa lunga maturazione che si scava nella preghiera?
Samo a raversando un periodo in cui le polarizzazioni si esacerbano e tendono ad aggravare le
divisioni, nelle nostre società come nella Chiesa. In questo contesto, la preghiera ci rende capaci di
tenere sempre aperte le porte del dialogo anche con chi la pensa diversamente da noi. Ne abbiamo
parlato, in ques ulmi mesi, con i giovani che ci hanno visitato a Taizé, sulla base di un testo che ho
chiamato “Diventare argiani dell'unità”.
Mi sembra che far crescere l'unità richieda un impegno di tu o il nostro essere, che inizia nel nostro
stesso cuore. Con le parole di un anco salmo, la nostra preghiera può allora salire a Dio: “Tieni
unito il mio cuore per adorare il tuo nome” (Ps 86,11).
Sì, c'è in noi una profonda sete di comunione e di unità che ci viene da Dio e nella preghiera
possiamo esprimerla. Anche con pochissime parole, rimanere nel silenzio del solo a solo con Dio è
essenziale perché noi possiamo partecipare, molto umilmente, alla sua opera di pace sulla terra.
Ma nella preghiera è anche Dio che si rivolge a noi e ci offre di camminare con lui. Frère Roger, che
ha iniziato la nostra vita comune a Taizé, una volta ha scri o su questo tema: “Sapersi ascoltato,
compreso, perdonato da Dio: lì c'è una delle fon della pace… e si avvicina una guarigione del
cuore”. Così la preghiera è anche fonte di pace, perché Dio viene lì più che da nessun’altra parte per
lenire e guarire il cuore di quello o quella che si volge a lui con fiducia.

Nel contesto della guerra che colpisce il suolo dell'Ucraina e di tan altri luoghi del mondo, alcuni
trovano difficile pregare per la pace. Chiariamo: con tale preghiera non si tra a di chiedere una pace
facile che per dife o dia la vi oria all'aggressore, ma quella pace vera ed esigente che implica, per
essere duratura, che sia accompagnata da giuszia e verità.
Sì, pregare per la pace è più urgente che mai. Lo samo vivendo qui in ques giorni e vorrei
suggerirvi di restare un momento in silenziosa preghiera per la pace. Possiamo rivolgerci insieme al
Dio vivente e di nuovo elevare a Lui quella invocazione di Papa Francesco, che viene da tan cuori:
“Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu
verso la pace”

Jaron Engelmayer

Rabbino capo di Vienna, Austria
 biografia

Spettabili membri di questo panel, cari amici, Schalom alejchem, che la pace sia con voi!

 

Per cosa preghiamo veramente? Possiamo influenzare la volontà di YHWH? Se YHWHha determinato qualcosa, questo è già un fatto immutabile. Dopo tutto, ha creato il mondo intero con la sola forza della sua volontà e della sua parola: "E Dio disse: "Sia la luce". E la luce fu". כי הוא אמר ויהי - "perché Egli parlò, e fu", recitiamo ogni giorno nella preghiera del mattino con i Salmi. Così, per esempio, se YHWH ha deciso che una certa persona sia malata, a cosa serve pregare per la sua salute? Possiamo spingere YHWH a mutare di avviso o addirittura corromperlo? È già scritto nella Torah, formulato da Balaam: "L'Onnipotente non è come un uomo che inganna o un uomo che si pente”. Cosa vogliamo ottenere, dunque, con le nostre preghiere a YHWH?

Per comprendere meglio la natura della preghiera, è necessario anche scandagliare meglio l'interazione tra YHWH e l'uomo. Moische Gross ne è un esempio. Moische desiderava disperatamente vincere alla lotteria, così ogni giorno pregava YHWH con grande devozione e fervore affinché per una volta lo facesse vincere. Ma settimana dopo settimana la grande vittoria non arrivava. Un giorno, profondamente deluso, Moische si rivolse a YHWH e disse: "Caro YHWH, è così difficile per Te farmi vincere alla lotteria almeno una volta?” Una voce celeste risuonò e rispose: "Moische, vuoi comprarti almeno una volta un biglietto della lotteria!". 

L'esempio di Moische esprime qualcosa di molto profondo: In realtà, YHWH  vuole aiutare, ma anche l'uomo deve saper aiutare se stesso. Da YHWH, fonte e origine di ogni bene, emana essenzialmente solo il bene; la questione è se noi umani siamo in grado di accoglierlo pienamente. La benedizione celeste può essere paragonata alla pioggia in una terra arida. Per accogliere questa benedizione in pienezza, sono necessari vasi adatti, equipaggiati adeguatamente (esempio: vetro). Se ci sono serbatoi, cisterne, ecc. l'acqua può essere raccolta e immagazzinata, altrimenti si infiltra nel terreno inutilmente e la benedizione va persa. 

Rabbi Avraham Yitzchak Kook, il primo Rabbino Capo di Israele, ha formulato questo pensiero in modo approfondito: la preghiera non serve a cambiare YHWH, ma a cambiare l'uomo. Cambiando se stessa, la persona che prega diventa capace di ricevere correttamente la benedizione che le è destinata. Rabbi Yisrael Baal haShem tov l'ha espresso così: "Se dopo la preghiera sei la stessa persona che eri prima di pregare, per cosa hai pregato?". 

La preghiera, in realtà, è molto di più della semplice espressione dei nostri desideri e delle nostre richieste, è una guida, ha lo scopo di darci una direzione su ciò per cui vale la pena pregare e impegnarsi nella vita, e in che misura dovremmo cambiare per raggiungere questo obiettivo. Tre volte al giorno, questo dovrebbe essere per noi un supporto per il pensiero, attorno a quali valori deve ruotare la nostra vita. 

Non sorprende quindi che il tema della pace sia molto enfatizzato nelle preghiere. I nostri saggi dicono: "Grande è la pace, perché con essa si concludono tutte le preghiere importanti: la triplice supplica quotidiana, la preghiera della tavola, la benedizione sacerdotale, la preghiera del lutto". Sì, anche il venerdì sera, la ricapitolazione della settimana trascorsa si conclude con un augurio di pace, subito prima di ricevere il santo Shabbat - giorno di sabato -,  con il canto "Lecha Dodi".

Il desiderio di pace corrisponde quindi al desiderio interiore che dovremmo sentire, anzi desiderare, spesso e frequentemente ogni giorno e in molte occasioni. Sì, anche al semplice incontro per strada, il semplice saluto tra noi è "shalom" - pace, o: "Shalom alejchem", anche "Schulem alajchem" in yiddish - la pace sia con te/con voi. 

È proprio nell'incontro con gli altri che ci rendiamo conto del significato più profondo della pace: la possibilità per creature che hanno un aspetto, un pensiero e un comportamento completamente diversi di vivere, socializzare e armonizzarsi l'una con l'altra, e di percepirsi non esclusivamente come concorrenti, ma anche come arricchimento reciproco. 

L'origine di questa percezione risiede in YHWH stesso, il cui nome è "pace". Così la Mishnah, una parte della tradizione orale ebraica, insegna nel trattato Sanhedrin: "La grandezza di YHWH si vede nella creazione dell'uomo. Un re in carne e ossa, quando conia monete a immagine e somiglianza di una moneta, le fa tutte quasi uguali. Non così con YHWH, ha forgiato tutti gli uomini a somiglianza del primo uomo (Adamo), eppure sono tutti diversi tra loro". Quindi la grandezza di YHWH non si mostra nella costituzione di una umanità monolitica, io il pluralismo, la molteplicità e la diversità degli esseri umani. Questi sono infatti complementari l'uno all'altro, si completano a vicenda - se l'uomo lo vuole e lo comprende!

 

È proprio questo approccio che la Comunità di Sant'Egidio promuove in modo così ammirevole, ed è per questo che da molti anni con gioia accetto l'invito a partecipare a questi incontri e che cerco di contribuire a questo obiettivo comune! 

Purtroppo, ci troviamo in un'epoca in cui questa base della convivenza umana viene messa in discussione, anche sul territorio europeo, e questo ha portato alla conseguenza di una guerra indicibile. Dallo scoppio di questa guerra, lo scorso febbraio, in molte comunità ebraiche in tutta Europa, abbiamo introdotto una speciale preghiera per la pace, con le seguenti parole di Rabbi Nachman, che vorrei condividere con voi in conclusione: "E possa giungere il tempo in cui una nazione non alzerà la spada contro un'altra, possano riconoscere  tutti gli abitanti della terra che non siamo venuti al mondo per discutere e fare la guerra, non per amore dell'odio, dell'invidia, della rabbia e dello spargimento di sangue... Possano realizzarsi queste parole: Io porto la pace sulla terra, perché vi corichiate a dormire e nessuno vi faccia trasalire".

Con questo spirito, a voi, a tutti noi e a tutti i popoli del mondo: Shalom - La pace sia con voi! 

Ioan

Metropolita ortodosso, Patriarcato di Romania
 biografia

Verso il Signore, lungo la sua strada non si può camminare se non in pace: pace con Dio, con te stesso e con i tuoi simili. La preghiera e le opere buone sono le due ali con le quali l’uomo si eleva verso il cielo. 

La preghiera è un lavoro spirituale. E’ l’espressione di quello che siamo e di quello che dobbiamo essere per poterci avvicinare a Dio, per essere in comunione con Lui. 

Assetato lungo la via di questa vita, l’uomo si ferma alla fontana della preghiera e e da lì, nel profondo, si rinfresca con la rugiada della grazia divina. 

Nel lavoro della preghiera dobbiamo fare una distinzione tra „pregare” e „fare una preghiera”. Attraverso la preghiera l’uomo esce dal caos della vita quotidiana, dove, molte volte, è vinto o si sente in difficoltà. 

Nella società contemporanea accadono quotidianamente diversi fatti che non sono sempre positivi.  La società si trova in uno stato di continua evoluzione, ma in essa appaiono anche segni di una involuzione, soprattutto da un punto di vista morale:  il totalitarismo, differenti forme di dittatura e di tecnocrazia schiavizzano l’uomo e lo rendono spesso asservito alle sue stesse creazioni. Oggi, la tecnocrazia, riduce l’uomo ad un numero tra la moltitudine di coloro che vivono sulla terra. Lo svaluta e lo riduce alle dimensioni di un atomo. Lo spersonalizza e lo getta in un mondo esclusivamente materiale, dove la fede, la speranza e l’amore non sono più considerati valori divini. Da questo mondo atomizzato si può uscire attraverso la preghiera che è la scala verso il cielo, verso il nostro Creatore,  cioè verso l’amore perfetto. Così l’uomo scopre se stesso e comprende il ruolo e lo scopo per cui è stato creato da Dio cioè,  vale a dire, come partner di una santa comunione del perfetto amore di Dio. 

La preghiera non è per l’uomo  un semplice lavoro  o uno specifico soltanto dei monaci, o  praticata in modo solo occasionale, ma è un'opera incessante ed essenziale della vita dell'uomo. L’uomo non prega solo con la lingua o con le labbra ma con tutto il suo essere. Così, i frutti della preghiera si riversano su tutte le dimesioni della sua vita e sul mondo intero creato da Dio, il mondo che oggi è influenzato negativamente dai nostri peccati. 

L'uomo, peccando, ha iniziato la desertificazione della creazione di Dio. In questo deserto contemporaneo, nella nostra società,  c’è bisogno più che mai  della rugiada dello Spirito Santo che si riversa sulla terra al momento della preghiera dell'uomo piena di lacrime. 

La preghiera è un immenso spazio spirituale, dove, nello stesso spirito siamo tutti chiamati a glorificare Dio, nostro Creatore. Uniti nella preghiera, tutti noi costituiamo il Corpo mistico di Cristo. La Comunione che si realizza attraverso la preghiera fa sparire i confini temporanei tracciati tra le diverse comunità umane. Essa introduce l’uomo in uno spazio sacro. 

La preghiera, anche se si fa in modo individuale, riguarda il mondo intero e quindi ha una dimensione cosmica. Con la preghiera ci muoviamo tra la terra e il cielo, non verso il vuoto, ma in cerca di Dio mentre  Lui cerca ognuno di noi. L’incontro con Dio si realizza nello spazio spirituale, è lì che si riversa l’amore del Padre nel cuore del figlio dissoluto. Dio cerca l’uomo nell’immenso spazio siderale. 

Attraverso la preghiera noi cerchiamo i malati nel letto della loro sofferenza, cerchiamo coloro che sono sprofondati nella povertà, emarginati dalla società umana; cerchiamo noi stessi che molte volte ci perdiamo nel mondo di oggi sempre più  atomizzato e secolarizzato. 

Alla luce della preghiera riscopriamo la meravigliosa creazione di Dio e la corona della sua creazione. Prima di incontrare Dio , di trovarlo, devi trovare il tuo prossimo che è nella sofferenza e nelle dure prove della vita. 

Attraverso la preghiera ci muoviamo tra due mondi: Il mondo delle lacrime, della sofferenza e il mondo della gioia perfetta in Dio. La preghiera è quella condizione dell’uomo attraverso la quale egli entra in comunione con Dio e con tutti coloro che, alzando le mani verso il cielo, con le lacrime chiedono perdono, misericordia e pace a Dio. 

La pace è il dono di Dio per ottenere il quale lo preghiamo oggi perchè ce lo restituisca: infatti in parte l’abbiamo perduto. Se perdi la tua pace, la pace del mondo intero è persa. Dove non c’è pace, ci sono il fuoco e il sangue, le lacrime e l’umiliazione. Senza la pace non possiamo costruire niente in questa vita. 

Essere cittadino di pace significa desiderare e avere una grande possibilità di essere cittadino del cielo, del Regno di Dio, un regno di amore e di pace. A quale mondo vuoi appartenere nell’eternità:  al mondo della pace e dell'amore o al mondo dell'odio e dell'inimicizia? 

Cristo non ha nemici, ma solo amici. 

Il monaco prega da solo: non prega solo per se stesso, ma per il mondo intero. Il suo dono al mondo è la preghiera. Il monaco non dà il pane al mondo, ma la preghiera, della quale c’è tanto bisogno oggi. L’anima dell’uomo si nutre con la preghiera, così come il corpo si nutre con il pane.

La preghiera è la nostra mano tesa verso Dio e verso i nostri simili.

La preghiera è la barca su cui mettiamo i feriti dal peccato o coloro che vivono ai margini del mondo. La preghiera non deve essere toccata dall’egoismo, ma deve salire sulle ali dell'amore perfetto per tutti i nostri simili. La preghiera è il cielo che scende sulla terra e quindi l’uomo prega nel cielo. Quanti di noi salgono in questo paradiso di preghiera?! Quanti assumiamo su di noi i dolori degli altri in questo cielo della preghiera, chiedendo a Dio di alleviare il loro dolore?! 

Nel cielo della preghiera l’uomo unisce la sua voce a quella degli angeli  che glorificano Dio incessantemente. Gli angeli e gli uomini sono chiamati a bere insieme il calice dell’amore di Dio. 

Oggi viviamo molto di più sulla terra del peccato piuttosto che della preghiera. Cristo ci ha lasciato la preghiera come una sorgente che mai si esaurisce, alla quale può dissetarsi chiunque voglia incontrare Dio. 

Cristo, nella preghiera, „Padre Nostro” ci mostra la dimensione cosmica della preghiera che allontana dal nostro cuore ogni ombra di egoismo.

Colui che prega entra in comunione con gli angeli e con tutti gli uomini che desiderano la pace sulla terra.

Quanto è beato l’uomo che prega insieme con gli angeli!

Come preghiamo , dice San Paolo : „Pregate ininterrottamente” (I Tessalonicesi 5, 17).

Pregando il Santo Elia fece scendere fuoco dal cielo e pioggia sulla terra. 

La preghiera è la mente che parla a Dio,è l'ascesa della mente a Dio. Ci sono popoli nel mondo che hanno la pace, ma non hanno il pane. Ci sono popoli che hanno il pane, ma non hammo la pace. Ecco due mondi che hanno bisogno della preghiera. 

La preghiera dà senso alla vita dell’uomo.

La preghiera porta il pane e la pace sulla terra. In un mondo di pace, là viene Cristo, là scende la grazia di Dio. 

Sforziamoci di essere figli della pace, perché in essa tutta la terra trovi la sua gioia.

Alziamo tutti insieme una preghiera verso Dio per la pace nel mondo intero e anche perchè spenga tutte le guerre che oggi fanno tanti orfani, perché un Giordano di lacrime e di sangue scorre oggi sulla nostra terra.

La pace è un dono di Dio che è stato perduto, o Signore, aiutaci perchè attraverso la preghiera possiamo ritrovarlo.!


[Modificato da MARIOCAPALBO 15/09/2023 21:00]
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Shoten Minegishi


Buddismo Soto Zen, Giappone
 biografia

Gentile Presidente, Sua Eccellenza/Eminenza Arcivescovo Felix Anthony Machado, relatori, ospiti e ascoltatori

1.L’argomento del mio discorso

“La pace non è un’idea, ma una realtà” ha detto il defunto dottor Tetsu Nakamura, un medico giapponese che ha dedicato tutta la sua vita alla medicina, a curare gli ammalati e a migliorare le vite delle persone in Afghanistan. Mi pongo una domanda, “possiamo davvero rendere la pace una realtà” attraverso la preghiera?

Penso che nessuno, ad eccezione forse di pochissime persone, creda che “la pace si realizzi soltanto con la preghiera.” Questo però non significa che “basti l’azione.” Sono consapevole dei rischi e dei pericoli dell’azione senza la preghiera. “La preghiera” è necessaria per realizzare la pace, perché supera le manchevolezze della “preghiera senza azione” e dell’“azione senza preghiera.” Così intendo il tema del Forum odierno.

 

2.1 Sostegno all’Ucraina

Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, lo scorso febbraio, 18 templi, incluso il mio, in un’area geografica distante circa 150 km. da Tokyo, hanno iniziato a raccogliere donazioni dai visitatori dando un “Goshuin”, una carta stampata con inchiostro rosso e scritta in bella grafia, per ogni offerta a sostegno dei rifugiati ucraini. Anche altri 17 templi hanno accettato di partecipare alla raccolta di donazioni e hanno predisposto le scatole di raccolta delle offerte. Mandavamo il denaro raccolto ai 33 templi in Polonia perché lì abbiamo un contatto personale. Con questa persona che faceva da tramite, abbiamo continuato a comprare generi di prima necessità e ad inviarli in Polonia per farli arrivare ai rifugiati ucraini.

2.2   I problemi affrontati aiutando l’Ucraina

Alla fine i donatori ci hanno chiesto se potevamo consegnare parte degli aiuti ai militari ucraini. Dopo una lunga e attenta riflessione, abbiamo deciso che non potevamo farlo. La prima ragione è che abbiamo raccolto denaro nell’ambito di un’attività religiosa. La seconda ragione è stata che abbiamo pensato che anche i soldati russi che combattevano al fronte in Ucraina erano vittime, in quanto esseri umani. Abbiamo ritenuto che, a eccezione di pochi, i soldati russi erano impegnati in una guerra per ordine del loro governo. Sebbene la situazione in Ucraina ci facesse propendere per gli ucraini, abbiamo pensato che sostenere soltanto una parte militare fosse contrario ai principi della nostra religione.

2-3 Lo Stato e l’individuo

Ci siamo chiesti “cos’è lo stato moderno” che spinge gli esseri umani come individui in battaglia. I cittadini sono tenuti a ubbidire agli ordini di uno stato che esiste come nazione governata dal diritto. Tuttavia, anche quando si tratta del governo di uno stato di diritto, esiste sempre la possibilità che quello stato commetta un errore di giudizio e la questione diventa cosa deve fare l’individuo in un tale caso. Un’opzione è seguire gli ordini impartiti dallo Stato, l’altra è operare una scelta basata sulla propria coscienza e sul proprio credo religioso. C’è persino un termine per questo, “obiezione di coscienza al servizio militare.” Tuttavia, nel caso di una guerra totale, la storia suggerisce che è difficile seguire l’obiezione di coscienza al servizio militare. Si potrebbe aderire alle proprie convinzioni anche se la propria sorella o fratello si trovassero in pericolo di vita, minacciati di morte dal nemico? C’è una tensione tra lo stato che deve proteggere ogni cittadino, e il cittadino che deve sostenere lo stato.

2-4 L’ampiezza del quadro religioso

Vorrei richiamare l’attenzione sull’universalità delle “azioni basate sulle convinzioni religiose” di cui ho parlato in precedenza. In altri termini, la religione ha la potestà di estendersi al di là della cornice dello stato, e questo perché l’ambito religioso è più ampio di quello della nazione. Al contempo, tuttavia, ciascuna religione potrebbe essere più o meno coercitiva dello stato, per propria natura. Tenendo questo in mente, mi piacerebbe approfondire con voi l’aspetto del desiderio di pace richiesto dalle religioni che esistono oltre lo stato.

2-5 Timore rispetto alla parola “giustizia”

Quando sento la parola “giustizia”, sono cauto perché talvolta con questa parola si tendono a giustificare mezzi ingiusti per raggiungere un fine. Per i Russi c’è una “giustizia” nel marciare a difesa del benessere della popolazione russa, mentre per gli Ucraini c’è giustizia nel difendere la propria terra e la propria gente. Lo scontro è tra queste due diverse “giustizie.” Ma esiste una giustizia relativa? Non credo. Tuttavia, se si realizzasse una “giustizia” assoluta, le guerre e le distruzioni nella storia sarebbero state molto meno frequenti.

2-6 Cos’è la vera giustizia?

Esiste una via per la riconciliazione in una guerra o in un conflitto che non presupponga la giustizia assoluta? Il mio maestro spirituale in un monastero giapponese Zen ci ha insegnato che il carattere, inteso come ideogramma cinese, per “giusto” è espresso come conservare l’unità. Non abbiamo ancora raggiunto la vera, autentica giustizia per poter dire “questo è giusto e quello è sbagliato”. Ho imparato che “giusto” è dove e quando tutti possono ritrovarsi in unità. Sarebbe un errore considerare questo come un compromesso senza principi. Conservarsi uniti è un modo concreto per realizzare “la pace come realtà”. Cosa possiamo fare per realizzarla ora e non fra 30 anni?

 

3-1 Ritorno alla preghiera del Fondatore

Quindi se Mosè, Gesù, Mohammad o Budda fossero qui, cosa direbbero e cosa farebbero? Questa è la mia seconda domanda.

Perché affinché la preghiera sia una fonte di pace, sarà prima necessario che noi ritorniamo alle preghiere dei “fondatori” di ciascuna religione e riflettiamo sulle debolezze e inclinazioni al male all’interno di noi stessi. Poi dobbiamo chiederci cosa noi, esseri umani più deboli delle canne, possiamo fare per aiutare noi stessi.

3-2 Il sé come luogo di preghiera

Penso che la parola “preghiera” qui possa sostituire “spiritualità”. La spiritualità è qualcosa che giace insita profondamente dentro ciascuno di noi e che al tempo stesso ci dona il potere di vivere oltre noi stessi. Ci avviciniamo alla spiritualità attraverso la preghiera, che ci purifica nel senso religioso del termine, a prescindere dalla nostra situazione e a prescindere dal male commesso. Dobbiamo riflettere su noi stessi per vedere se tale preghiera può nascere al posto dell’io.

3-3 La solidarietà rende possibile all’uomo essere umano. 

Cosa possiamo fare per la pace? O come possiamo rispondere al grido che si solleva dall’Ucraina. Stiamo ascoltando i gemiti dell’Ucraina e quelli che vengono da tutta la terra come farebbe l’“Avalokitesvara Bodhisattva” (il “Signore della Compassione, NdT)? Dobbiamo porre questa domanda dinanzi a tutto e al centro. 

Due anni fa il tema del nostro incontro a Roma è stato “Nessuno si salva da solo” e questo perché viviamo ed esistiamo soltanto con gli altri. Quindi per rispondere a questa domanda lo scorso anno ho detto “Nessuno è vivo da solo”. Questa parola ci mostra che tutti viviamo nelle relazioni. In altre parole, in termini buddisti, gli esseri umani in quanto individui possono diventare umani mediante la consapevolezza dell’interdipendenza o, detto più semplicemente, attraverso la “solidarietà” con tutte le cose.  

3-4 La solidarietà per la pace sostenuta dalla preghiera che rinuncia al proprio ego. 

Siamo tutti connessi, amici e nemici, perché non siamo null’altro che esseri che non possono vivere senza essere connessi. Quando questa interdipendenza viene disturbata, tutti sono in difficoltà. Per esempio, molti soffrono per la discrepanza tra domanda e offerta delle risorse energetiche che ci era garantita fino a prima della guerra in Ucraina. In altre parole, la “pace come realtà” può essere sostenuta soltanto attraverso la giusta solidarietà. Sono una di quelle persone che pensano che sarei stato così felice se non ci fosse stata l’invasione russa dell’Ucraina. Ma se si comincia a pensare che una parte debba vincere e l’altra perdere non ci sarà mai la vera solidarietà e la pace autentica non si realizzerà mai. Questo è il punto di vista della religione.

Infine, vorrei sottolineare che la pura e giusta solidarietà che porta la pace può essere sostenuta da una preghiera pura e dalla spiritualità che vanno alla radice dell’ego e lo annullano.

Voglio concludere chiedendo “Possiamo condividere questa preghiera, spiritualità dalla prospettiva di tutta l’umanità superando le differenze di religione e nazione?”

Grazie mille per la vostra gentile attenzione.


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