Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Forum 10 - La Parola di Dio bussola per il nostro tempo

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2023 18:51
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 95
Città: CORIGLIANO CALABRO
Età: 55
Sesso: Maschile
15/09/2023 18:51





Heinrich Bedford-Strohm

Vescovo luterano, Moderatore del Consiglio Mondiale delle Chiese
 biografia
LA PAROLA DI DIO: UNA BUSSOLA PER IL NOSTRO TEMPO
 
Come cristiani siamo fermamente convinti che la parola di Dio sia una bussola per il nostro tempo. Ma come possiamo renderla feconda per il dibattito pubblico sul futuro dell’umanità nei nostri tempi? Credo che le nostre società abbiano bisogno della nostra testimonianza per un orientamento morale. 
 
Molti di noi vivono in società in cui le sacre Scritture cristiane non sono ritenute in maniera condivisa la base normativa dei dibattiti sociali. Se viviamo in una società con diverse linee religiose o in un ambiente largamente secolarizzato, c’è bisogno nel confronto pubblico di rendere plausibili le nostre fonti normative oltre la nostra cerchia religiosa. Pertanto, nella teologia cristiana così come nelle teologie delle altre religioni, abbiamo bisogno di quella che mi piace chiamare “una teologia pubblica”.
 
Una teologia pubblica è il tentativo di dare un orientamento all’opinione pubblica nelle questioni fondamentali di rilevanza morale, sociale e politica, e suscitare risorse di comunicazione che mostrano l’importanza dell’orientamento religioso anche nelle società pluralistiche.  Per questo, come comunità religiosa, abbiamo bisogno di ciò che chiamo “bilinguismo”: da una parte abbiamo bisogno di rendere conto delle radici bibliche e teologiche delle nostre affermazioni. D’altra parte, abbiamo bisogno di spiegare perché le nostre considerazioni e affermazioni hanno senso per tutte le persone di buona volontà. Oltre al linguaggio biblico e teologico, la teologia pubblica deve, tuttavia anche essere capace di parlare la lingua del discorso secolare e cercare di farsi capire nei dibattiti sociali oltre i contesti ecclesiali. Tale bilinguismo deve essere esercitato anche nei nostri curricoli di formazione teologica. 
 
Per me è chiaro che, come chiese, non possiamo escludere l’orizzonte politico dalle nostre considerazioni e affermazioni morali. Questa è una diretta conseguenza del duplice comandamento dell’amore: amare Dio e amare il prossimo come se stessi. Se prendo sul serio questo comandamento non posso mai pregare senza curarmi del mio vicino. Se siamo realmente toccati dalla sofferenza del nostro prossimo, vicino o lontano, faremo qualsiasi cosa ci è possibile per superare questa sofferenza. E se la sofferenza è provocata anche dalle decisioni politiche, come molto spesso accade, dovremo impegnarci nel dibattito pubblico per suscitare l’azione politica necessaria, per esempio, per vincere la fame nel mondo o per promuovere la pace o per agire coerentemente contro la minaccia del cambiamento climatico. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che tutti questi temi sono questioni di vita o di morte. Come possiamo non impegnarci come persone di fede che credono che ogni essere umano è creato ad immagine di Dio?
 
In un passo della sua opera “Etica”, il Pastore protestante tedesco Dietrich Bonhoeffer, ucciso dai Nazisti per le sue attività di resistenza, scrive: 
 
 
 
“Sfuggendo al dibattito pubblico, taluni raggiungono il santuario di una virtù privata. Persone simili non rubano, non uccidono, non commettono adulterio, ma compiono il bene secondo le proprie possibilità. Ma rinunciando volontariamente alla vita pubblica, queste persone sanno esattamente che osservare i confini consentiti li protegge dal conflitto. Devono chiudere occhi e orecchie alle ingiustizie intorno a loro. Solo a costo di un autoinganno possono mantenere pulita la propria innocenza privata dalle macchie di un’azione responsabile nel mondo”. 
 
Nel settembre 2022, esattamente un anno fa, il Consiglio Mondiale delle Chiese, che rappresenta 352 chiese in 120 paesi con 580 milioni di partecipanti, si è riunito a Karlsruhe in Germania, per la sua assemblea globale che si tiene solo ogni 8 anni. Migliaia di persone da tutto il mondo si sono riunite per dieci giorni per pregare e adorare e per discutere temi di portata globale come la libertà religiosa, il cambiamento climatico, la giustizia economica e le strade di pace nel conflitti violenti del mondo. Il presupposto dietro a tutti questi dibattiti era: sì! La parola di Dio è una bussola per il nostro tempo. 
 
Cosa significa – giusto per accennare a uno dei temi affrontati – il nostro pellegrinaggio di giustizia, riconciliazione e unità per i nostri sforzi per la fine della violenza in Ucraina? Se noi come comunità di fratelli e sorelle su diversi fronti della guerra non siamo utili in questo, chi altri potrà esserlo? 
 
La dichiarazione “Guerra in Ucraina, pace e giustizia nella regione europea” emessa dall’Assemblea alla presenza dei delegati della chiesa Russa Ortodossa, è in linea con le parole di Bonhoeffer appena citate, quando descrive come il popolo ucraino "ha sofferto e continua a soffrire un terribile livello di morte, distruzione e migrazione forzata. Più di 13.000 di civili ucraini sono stati uccisi, città come Mariupol sono in rovina, e circa 14 milioni di persone – quasi un terzo della popolazione ucraina totale – è stato costretto a lasciare le proprie case… Inoltre ci sono numerosi rapporti sulle atrocità che possono costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità, inclusi violenze sessuali e di genere e il rischio di tratta enormemente accresciuto."
 
L’assemblea condannava con forza la guerra come “illegale e ingiustificabile”, deplorando i numeri terribili di morte, distruzione e migrazioni, relazioni spezzate e un’inimicizia sempre più radicata tra i popoli della regione, conflitti in aumento in tutto il mondo, un rischio accresciuto di carestia nelle regioni del mondo che già sperimentano l’insicurezza alimentare, difficoltà economiche e una maggiore instabilità sociale e politica in molti paesi. 
 
"Come Cristiani di diverse parti del mondo” – diceva l’Assemblea – “rinnoviamo l’appello per un immediato cessate il fuoco per fermare morte e distruzione, per il dialogo e i negoziati per raggiungere una pace sostenibile."
 
Da notare anche nel documento la chiara critica dell’utilizzo strumentale della religione per giustificare la guerra.:
 
"Affermiamo con forza … che la Guerra è incompatibile con la natura di Dio e con il suo volere per l’umanità e che è contraria ai nostri principi fondamentali cristiani ed ecumenici, e respingiamo ogni uso strumentale del linguaggio e delle autorità religiose per giustificare attacchi armati e odio”.
 
Le Chiese devono impegnarsi in attività per vincere la violenza e l’ingiustizia. Possono farlo grazie alle trattative dietro le quinte come Sant’Egidio ha fatto in molti conflitti e sia il Vaticano sia noi come Consiglio Mondiale delle Chiese stiamo facendo ora in Ucraina. Ma dovremmo anche impegnarci nei dibattiti della società civile che hanno importanza cruciale nelle decisioni politiche. Ovviamente le possibilità per incoraggiare la necessaria azione politica variano a seconda del paese e del suo assetto sociale. Ma dovremmo provare laddove possiamo. È parte della chiamata che Gesù ci fa, quando chiamò i suoi discepoli ad essere sale della terra e luce del mondo.

Avichai Apel

Rabbino, Germania
 biografia
La Parola di D-o ha un ruolo molto importante per comprendere la religione. Quest’ultima trae la propria identità unica attraverso il dialogo e la comunicazione che avvengono tra l'uomo e D-o. Quando una creatura fisica parla e comunica con D-o, che non è una creatura fisica, questa persona acquista autorità sui credenti. 
 
Nella Bibbia ebraica - il Tanakh, che comprende la Torah, i Libri dei Profeti e gli Scritti - dall'inizio alla fine ascoltiamo sempre le parole dei profeti. Tuttavia, secondo quanto ci istruisce la Torah, dobbiamo mettere alla prova costoro che parlano a noi, per assicurarci che ci stiano portando la Parola di D-o e che non mentano. Nel Dwarim (5° Libro di Mosè) 18:21-22, la Torà ci pone una domanda molto umana:
 
"Forse potresti dire nel tuo cuore: ‘come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?’ Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore”.
 
La Torah si aspetta da noi che non diamo subito credito a chiunque parli in nome di Dio. Il profeta deve prima superare delle prove; una volta superate, seguiremo le sue parole.
 
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la sigillatura della Tanakh (??), la Parola di D-o doveva continuare a essere proclamata, ma non era sempre chiaro cosa LUI ci dicesse in questa o quell’altra occasione. Nel Talmud babilonese, una serie di libri che documentano le discussioni tra studiosi della Torah, viene citato un caso famoso in cui due rabbini discutono finché uno di loro perde la pazienza e chiede l'aiuto di D-o, affinché Egli confermasse la sua opinione.
 
Un rabbino di nome Rabbi Eliezer cercò di dimostrare la sua tesi. Per farlo, invocò l'aiuto del Cielo, facendo cambiare posto a un albero, facendo scorrere l'acqua in un condotto nella direzione sbagliata e facendo crollare le pareti del luogo dove si svolgevano gli studi. A Rabbi Yehoshua la cosa non piacque affatto e, anche dopo che la voce dal Cielo aveva confermato che Rabbi Eliezer aveva ragione, egli gridò: "La Torah non è più in Cielo". Da quando abbiamo ricevuto la Torah sul Monte Sinai, le decisioni non vengono più prese in cielo, ma dobbiamo decidere noi in base a certe regole ricavate dalla Torah.
 
Questa storia ci spiega che la Parola di D-o non si ricava più dalla profezia, ma che ora è richiesta saggezza. L’apprendimento e la conoscenza, la comprensione e la ricerca sono i nuovi metodi per poter avere esperienza della Parola di D-o.
 
Rabbi Yehoshua ci sottolinea la necessità di applicare, con il nostro intelletto umano, una critica positiva alle parole e alle decisioni, ritrovando così la verità. 
 
Il nostro metodo di apprendimento mira a darci il coraggio e la forza di esaminare ciò che viene detto, per non avere una fede cieca. Ci sfida ad uno scambio costante di opinioni e a discutere, ma ci aiuta a scoprire la verità e a non seguire le persone solo sulla base di ciò che dicono. In questo modo, ognuno può scoprire la verità da solo e seguirla.
 
In tutte le religioni, c'è una costante discussione tra le diverse correnti sulla Parola di D-o e sulla sua attuazione. Più la corrente è fondamentalista, più è certa di essere l'unica in possesso della verità.  Essi considerano un nulla tutte le altre correnti e religioni, perché esse non seguono la loro verità, e così aumenta il pericolo di violenza. 
 
L'ebraismo ha diversi modi per ascoltare la parola di D-o. I 613 comandamenti e divieti esistono da tempo immemorabile e sono validi anche oggi; essi non cambieranno. Ci danno delle linee guida su come affrontare le diverse situazioni della nostra vita. Essi includono anche la tradizione orale della Torah, raccolta in fonti come il Talmud babilonese.
 
Comandamenti e divieti sono molto espliciti. Bisogna onorare i propri genitori. Non si deve violare la pace nella società e si deve riposare il settimo giorno. Sono leggi chiare, e se le si segue, vi sono regole precise per come attenervisi.
 
Inoltre, ci sono i nostri valori, che scopriamo attraverso le narrazioni della Torah e dei profeti, così come attraverso le parole dette da D-o, e che siamo chiamati a seguire. Questi valori riguardano il nostro modo di essere, come "Farai ciò che è giusto e buono". (Dwarim 6:18). Si tratta di un'affermazione di carattere generale, e ci si aspetta da noi che siamo buoni l’uno verso l’altro e l’uno con l’altro. 
 
Queste sono gli aspetti della Parola di D-o che dobbiamo considerare di più. Valori come l'ospitalità, il rispetto per l'altro, la gentilezza, la pace e molti altri sono ciò verso cui dobbiamo orientarci e ciò che dovremmo ancorare saldamente in noi stessi per vivere in un mondo migliore.
 
Noi esseri umani siamo creature di D-o che sono in una costante lotta interiore, in un processo per decidere come comportarsi. L'educazione e le persone esemplari ci aiutano a prendere queste decisioni. Ora vi chiedete: quali decisioni sono giuste? In base a quali valori devo prendere la mia decisione?
 
I criminali prendono decisioni basate su considerazioni di potere.
 
I delinquenti prendono decisioni basate sulla loro avidità di ricchezza.
 
I paesi combattono per i territori e le risorse naturali.
 
Le donne subiscono abusi sessuali e i bambini devono essere protetti per non finire - Dio non voglia - nelle mani di pedofili malati.
 
Per noi tutti qui presenti, tutti i casi sopra citati sono, ovviamente, esempi di decisioni inaccettabili e disumane, che portano alla violazione dei diritti di altre persone.
 
In alcuni luoghi e società, tuttavia, e purtroppo, sono comportamenti in vari modi tollerati,  nascosti sotto la sabbia o non considerati come cose negative. 
 
Tuttavia, ognuno di noi sa che non solo non vogliamo tollerare tali cose, ma vogliamo creare una società sana in cui tali atteggiamenti non possano aver luogo.
 
I dieci comandamenti sono solo un breve esempio sempre attuale della parola di D-o. Non uccidere e non rubare e quindi rispettare i diritti del prossimo e non esercitare un falso potere su altre persone. Non tradire il coniuge, e quindi preservare l'unità familiare. E non si tratta solo del rapporto di fiducia tra i coniugi, ma dell'immagine di famiglia, del concetto vitale di amore e di rispetto che verrà trasmesso ai figli.
 
Nella Torah ci sono innumerevoli regole che ci insegnano come trattare il prossimo. La regola fondamentale è il comandamento più famoso: “ama il tuo prossimo come te stesso”! Questo comandamento è stato spiegato da Hillel, un rabbino del Talmud babilonese, in questa maniera: "Non affliggere gli altri con ciò che non vorresti fosse fatto a te". Ci sono malati e poveri in tutto il mondo, in tutti i Paesi e in tutte le religioni. Come ci saremmo comportati nei confronti di queste persone senza la parola di D-o? Le avremmo viste come un peso? Come disturbo? Avremmo cercato di aiutare queste persone? In quest’ambito, la Parola di D-o è di importanza esistenziale affinché i loro diritti ed il diritto universale alla vita siano preservati.
 
La nostra coscienza ha bisogno di una guida, che le viene data dalle Sacre Scritture.
 
Più ci orientiamo secondo questi valori, migliori saranno la società e le persone.

La PACE e la PAROLA - Entrambe le espressioni non appartengono ad un mondo speciale, religioso o teologico. Per fare la pace, è necessaria la parola redentrice che tante persone in tutto il mondo attendono in questo momento: la guerra è finita. Sei al sicuro. Non avere paura!
 
 
 
1.Mezzo senza scopo
 
Il legame tra la PACE e la PAROLA è ancora più profondo: la PACE nel senso pieno della parola è l'ordine che reca in sé la vita buona in pienezza - per tutti, per tutta la creazione, per sempre. Anche la PAROLA nella sua pienezza porta in sé anche tutta la potenza e la verità dell'espressione. Si può parlare e ascoltare senza preoccuparsi di essere raggiunti da menzogne, manipolati, ingannati, indotti, sfruttati, senza temere di rivelare troppo di me stesso perché potrei essere tradito e ferito.
 
La vera PACE non ha altro scopo che se stessa. La vera PAROLA non ha un messaggio nascosto oltre quello che dice. Sì, la pace è un mezzo per la vita buona. Sì, la Parola è un mezzo di comunicazione. Ma entrambi sono "mezzi senza fine" (moyens sans fin / means without end / mezzi senza fine). È una figura di pensiero insolita. Mezzi per un fine - lo sappiamo. È il nostro modo costante di vivere. Faccio una cosa per ottenerne un'altra. Perseguo degli obiettivi e spesso i mezzi non sono sufficienti. Fallisco e mi sento frustrato oppure divento aggressivo. È questo che rende il nostro mondo così frenetico e infelice. "Mezzi senza fini": una soluzione per la pace consisterebbe forse nella fiducia nella Parola? Mezzi senza scopo, cioè un movimento in cui i confini non separano ma sono luoghi di incontro.
 
 
 
Questo è il primo passo: La Pace e la Parola – Mezzo senza scopo
 
 
 
Passo 2.Dio è la nostra Pace
 
Lo sappiamo: Il mondo non è così. La parola non è sempre al servizio della pace. La pace, anche dove prevale, ha un esterno dove non vale. Pace all'interno tramite la  guerra all'esterno: questo è il motto dello Stato moderno fin da Thomas Hobbes nel XVII secolo. Dalla nascita degli Stati nazionali sovrani, l'esterno può essere sperimentato in modo ancora più brusco. I migranti sono persone la cui pace non è più protetta, la cui parola non è più valida. Non sono più nemmeno "mezzi per un fine". Disturbano i fini degli altri.
 
Qui si può udire un messaggio a più voci, a favore del quale, in modi diversi, ci schieriamo tutti noi qui sul palco: Solo Dio può dare pace in abbondanza! Solo la Parola di Dio merita fiducia incondizionata e offre fiducia. Dio non ha un "fuori". Dio non solo dona la pace. Dio è la pace, il luogo presso il quale la pace è possibile. Solo poiché Dio è Dio, c'è un mezzo senza uno scopo.
 
Anche noi, sue creature, non siamo un esterno per Dio.  La pace di Dio può diventare la nostra pace. Egli ci ha fatto partecipi della sua stessa Parola. La Parola di Dio tiene insieme nella pace la pienezza delle parole umane.
 
Per questo, la pace di Dio non ci viene incontro come un sistema di ordine proveniente dall'esterno, a cui ci sottomettiamo a malincuore. Per questo, la Parola di Dio non ci colpisce come un ordine dall'esterno. Abbiamo in profondità un senso  della pace di Dio e della Parola di Dio. Nella Lettera ai Romani, Paolo riprende una parola che conosce dalla tradizione di Israele: "La parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, puoi custodirla" (Dt 30,14; Rm 10,6-9) - Tu puoi servire la pace.
 
Tutti noi qui sul palco siamo testimoni di questa pace di Dio, di questa Parola di Dio. Ammiriamo e incoraggiamo tutti coloro che lavorano per la pace in spazi limitati, dalla famiglia allo Stato.  Ogni pace nel piccolo ha bisogno di apertura alla pace per tutti. Nessuno può essere bandito per principio in un fuori. Perché è da lì che inizierà una nuova guerra.
 
 
 
Terzo ed utimo passo. Invito alla Parola di Pace 
 
Perché la pace e la Parola della pace sono spesso così lontane da noi? Perché il nostro cuore è spesso così vuoto, spesso pieno di paura, o addirittura pieno di malizia e di odio? 
 
Un monaco del XII secolo, Bernardo di Chiaravalle, riferisce nei suoi sermoni: sono stato "visitato" dalla Parola (visitatio Verbi). Riferisce anche che, a volte, doveva aspettare dolorosamente perché questa visita non arrivava. Si tratta di mistica, ma anche di una esperienza semplice: egli non sapeva che cosa doveva dire per raggiungere i suoi fratelli da cuore a cuore, per fare pace nella sua comunità.
 
L'immagine è bella e semplice: la Parola non è lì semplicemente, come in una cassetta degli attrezzi. Proprio perché è così vicina a noi nel nostro cuore, dobbiamo ammetterlo: noi stessi a volte non ci sentiamo a casa, abbiamo troppo poco confidenza con il profondo di noi stessi. È come per ogni visita: di regola, ci si presenta quando si è invitati. E quando invitiamo qualcuno, ci prepariamo e prepariamo la nostra casa nel miglior modo possibile.
 
Fortunatamente, Dio è generoso: desidera il nostro invito, ma non se ne fa condizionare. Quando il sacerdote Zaccaria ha riacquistato la voce dopo la nascita di suo figlio Giovanni, per prima cosa si è messo a ringraziare per la visita di Dio: "Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele! Perché ha visitato il suo popolo e  ha suscitato la salvezza" (Lc 1,68).
 
Maria riceve la visita dell'angelo per il quale tutta la storia del popolo d'Israele è stata un grande invito e una preparazione. La Parola di Dio si fa carne in lei, si fa pienamente vicina nel corpo. La pace si fa carne in lei. E subito questa parola la mette in movimento. Si precipita da sua cugina Elisabetta. Questo evento si chiama "visitatio", "visita".
 
Per questo siamo qui insieme a Berlino: la parola della pace ci ha toccato. Vuole diventare carne in noi e attraverso di noi. Se la Parola di Dio mantiene la pace dell'insieme, allora noi possiamo essere in pace nel nostro piccolo. Il profeta Michea ce lo riporta con una bella immagine: "Ognuno siederà sotto la sua vite e sotto il suo fico, e nessuno lo spaventerà. Sì, la bocca del Signore degli eserciti ha parlato" (Michea 4,4). A Nazareth – per tutti, nel nostro posto – per tutti.
 
Costa audacia, audacity, come dice il titolo di questo incontro di preghiera. Può costare la vita, come per Gesù sulla croce. Prendiamo ad esempio Zaccaria, che all'inizio non ha creduto alla Parola di Dio, e preghiamo con lui e con la Chiesa: "Per l'amore misericordioso del nostro Dio, la luce splendente dell'alto ci visiterà per rischiarare  tutti quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte, e per guidare i nostri passi – e le nostre parole - sulla via della pace" (Lc 1,78-79)

Serafim

Metropolita ortodosso, Patriarcato di Romania
 biografia
"La tua parola, Signore, è luce sul mio cammino" (Salmo 119,105). 
"La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito". (Ebrei 4,12)
 
 
Il Signore Dio si è rivelato all'umanità nell'Antico Testamento attraverso la Sua Parola, che Egli rivolse a Mosè: "Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico" (Esodo 33:11), ed ai profeti, infondendo la Sua Parola nei loro cuori. Nell'alleanza del Nuovo Testamento, Dio si è rivelato al mondo attraverso il suo Figlio diventato uomo, ossia attraverso il Logos incarnato, Gesù Cristo, il Redentore: "Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, …. mediante il quale ha fatto anche il mondo" (Ebrei 1,1-2). Le Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento sono la Parola di Dio rivolta agli uomini affinché conoscano la verità che li rende liberi.
 
I Padri della Chiesa affermano che Dio ha creato l'uomo a immagine e somiglianza di suo Figlio, affinché essi potessero diventare come Lui. In ogni essere umano c'è una dinamica naturale verso l'archetipo, un desiderio ontologico verso il prototipo, che lo porta a non accontentarsi di ciò che gli offre il mondo creato, ma a sforzarsi costantemente di superare la propria natura creata per diventare egli stesso "Dio secondo la grazia", come dicono gli stessi Padri della Chiesa. Tutti gli uomini vogliono essere "dei secondo la grazia" ("Io ho detto: ‘voi siete dei’"; Salmo 82,6), perché tutti tendono verso Dio, tutti vogliono essere liberi da ogni pressione e limitazione; ma non tutti sanno che solo per grazia di Dio possono diventare essi stessi "dei" e "diventare partecipi della natura divina" (2 Pietro 1,4). Solo Dio ci rende liberi e ci permette di trovare pace e riposo per la nostra anima. "Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te!". Questa è la conclusione di Sant'Agostino dopo molti anni di ricerca della felicità nella filosofia mondana senza Dio e nelle cose di questo mondo.
 
Ogni persona che si allontana da Dio e si aliena da Lui, vive la stessa triste esperienza di Sant'Agostino. Perché la pace della mente e la tranquillità interiore si possono trovare solo con Dio.
 
Ma dove troviamo Dio, affinché possiamo riposare in Lui?
 
Nel nostro cuore!
 
Il cuore è il centro dell'essere umano; il cuore è come il fulcro in cui si concentrano tutte le forze fisiche e psichiche dell'essere umano, e penetrano in esso come un campo magnetico. Inoltre, il cuore è anche il luogo privilegiato in cui Dio abita nell'uomo. Attraverso la Sua grazia increata, cioè attraverso le energie che emanano dalla Sua essenza e si riversano su tutta la creazione, Dio si nasconde umilmente nel cuore di ogni essere umano e in tutta la creazione, "perché Dio sia tutto in tutti" (1 Corinzi 15,28), senza che vi sia mai confusione tra Creatore e creazione. Dio è nel mondo attraverso le sue energie increate, e tuttavia, allo stesso tempo, Egli sta al di sopra del mondo. Nella profondità di tutte le cose create, incontriamo il Signore Dio come Creatore e come Provvidenza divina che guida tutte le creature. Tutta la creazione è creata, progettata e dotata di ragione a beneficio dell'uomo. Questa è la "logica" della creazione, in cui tuttavia l’uomo crea disturbo a causa della sua alienazione da Dio ed a causa del peccato.
 
La creazione è stata concepita in dialogo con il Creatore attraverso la Parola: ammirando la creazione – la contemplazione - vediamo Dio stesso, Creatore ed "Autore". San Francesco d'Assisi parlava con il sole e la luna e li chiamava "fratello" e "sorella". I santi vivevano in perfetta armonia con il creato, gli animali e l'ambiente perché attraverso la preghiera e l'ascesi avevano trovato un cuore compassionevole, cioè un cuore pieno di misericordia e di compassione per tutta l'umanità e per tutto il creato. Un cuore buono e puro racchiude e concentra l'intera creazione. In questo senso, il singolo essere umano, in quanto porta tutto nel suo cuore, non si limita ad essere un frammento dell'umanità o del cosmo. L'uomo, come persona, non è separato da niente e da nessuno; tutto vive in modo reale nel suo cuore. Solo l'individuo egoista frammenta la natura, se ne considera padrone, la degrada e la umilia.
 
Ma come facciamo a penetrare meglio all’interno del nostro cuore?
 
Cercando di evitare che la nostra mente si distragga nelle cose di fuori, per poter "scendere" nel cuore. Ciò che chiamiamo "spirito" (in greco "nous"), intelletto o intelligenza, non è altro che un'energia del cuore. Finché lo spirito rimane in contatto con il cuore, gode di pace e si esprime in parole e opere caratterizzate da energie positive, cioè dalla grazia che abita nel cuore. Se si distrae con cose di fuori, terrene e materiali, allora mette tutte le sue capacità e i suoi poteri nelle cose di questo mondo, che però non possono mai dargli la soddisfazione interiore, ed egli rimarrà sempre ingrato e insoddisfatto. Da qui nascono anche le tensioni interiori, le incomprensioni e i litigi tra le persone, la discordia interiore e le guerre tra gli uomini. San Serafino di Sarov diceva giustamente: "Trova la pace dell’anima e migliaia di persone intorno a te saranno salvate"; cioè, anche loro troveranno la pace mediante la conoscenza di Dio.
 
La nostra mente ha un'incredibile flessibilità e agilità nei suoi pensieri e può essere tenuta lontana dalla distrazione per opera delle cose di fuori solo attraverso la preghiera e la contemplazione, nonché con la lettura e la meditazione della Parola di Dio. Ma per pregare e praticare la contemplazione, per leggere la Parola di Dio e meditarla, bisogna avere la motivazione della fede e la consapevolezza che solo attraverso un deciso sforzo della propria volontà nell'intimo del cuore ci si può unire a Dio per trovare riposo in Lui e allo stesso tempo rinnovare le proprie forze interiori.
 
I cristiani praticanti che vivono la loro fede con cuore e anima sanno che la preghiera e la lettura della Parola di Dio nelle Sacre Scritture danno equilibrio spirituale e donano anche la forza per portare quotidianamente la propria croce di fronte alle tentazioni della vita, alle prove e alle esperienze di sofferenza che fanno sempre parte della nostra vita. Essi sanno, per esperienza quotidiana, che senza la preghiera e la lettura della Parola di Dio, la loro vita può ridursi a una mera esistenza e persino diventare perversa. Per questo i veri cristiani si sforzano di seguire il consiglio dell'apostolo: "Pregate senza sosta!".  (1 Tessalonicesi 5,17). 
 
Il Salvatore stesso dice: "Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me" (Giovanni 5,39). Parlando del significato e dell'importanza della lettura delle Scritture, l'apostolo Paolo dice: "Tutta le Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia" (2 Timoteo 3,16). E Sant’Antonio Abate, il padre del monachesimo, consiglia: "Qualunque cosa tu faccia, appoggiati sempre sulla testimonianza delle sante Scritture". Questo significa che bisogna essere versati nella lettura delle Scritture, che bisogna conoscerle bene perché ci ispirino a prendere la decisione migliore in tutte le situazioni della vita. I Padri Spirituali raccomandano ai loro discepoli la lettura quotidiana di almeno due capitoli della Sacra Scrittura. Soprattutto la lettura dei Salmi, che sono una sorta di riassunto di tutta la Sacra Scrittura, è di grande utilità spirituale. Per questo anche San Basilio il Grande (*330- † 379) diceva: "Dopo il sorgere del sole, esso non tramonti prima che tu non abbia letto qualche Salmo".
 
La preghiera e la lettura delle Sacre Scritture sono strettamente connesse e dipendenti l'una dall'altra: la preghiera crea nell'anima uno stato di umiltà per leggere le Sacre Scritture con profitto e comprensione spirituale, anziché limitarsi a esplorarle intellettualmente; la Parola di Dio, a sua volta, mette le ali alla preghiera.
 
I tempi che stiamo vivendo sono difficili, confusi e disorientanti perché tante persone non conoscono più Dio e si sono alienate da Lui. Vogliono essere indipendenti e "autonomi", anche da Dio. Ma l'"indipendenza" da Dio porta alla dipendenza dal mondo e dalle cose materiali, nonché alla schiavitù delle nullità di questo mondo. La vera libertà, che ci dà gioia di vivere e pace dell’anima, si ottiene solo attraverso la preghiera e la conoscenza della Parola di Dio! Perciò, "Gustate e vedete com’è buono il Signore!". (Salmo 34,8).

Ambrogio Spreafico

Vescovo cattolico, Italia
 biografia
Il tema che affrontiamo potrebbe essere visitato in molti modi, perché la Parola di Dio, per noi cristiani racchiusa nella sua fonte primaria nella Bibbia, è stata per tante generazioni creatrice di risposte che hanno aiutato a orientarsi nelle varie epoche della storia. Leggendo la Bibbia stupisce soprattutto costatare come nei tempi difficili sorgano uomini e donne portatori di novità impensabili che cambiano radicalmente la direzione del vissuto del popolo di Dio. Sembra quasi paradossale come Dio susciti sempre persone che, pur nei limiti della loro umanità, ascoltando la sua parola, hanno provocato cambiamenti inaspettati. E’ su questo aspetto che vorrei riflettere con voi, anche perché siamo in un mondo in cui sembrano vincere il pessimismo, la rassegnazione, la chiusura nel proprio orizzonte, quell’io che fa perdere ogni prospettiva di cambiamento o, se mai, suscita rivendicazioni e attese che coinvolgono solo gli altri e mai se stessi. Si potrebbe citare la ben nota frase di Martin Buber che diceva:  “Cominciare da se stessi: ecco l'unica cosa che conta. In questo preciso istante non mi devo occupare di altro al mondo che non sia questo inizio. Ogni altra presa di posizione mi distoglie da questo mio inizio, intacca la mia risolutezza nel metterlo in opera e finisce per far fallire completamente questa audace e vasta impresa. Il punto di Archimede a partire dal quale posso da parte mia sollevare il mondo è la trasformazione di me stesso. Se invece pongo due punti di appoggio, uno qui nella mia anima e l'altro là, nell'anima del mio simile in conflitto con me, quell'unico punto sul quale mi si era aperta una prospettiva, mi sfugge immediatamente” (Il cammino dell’uomo). Ricordo solo che le prime parole di Gesù nel Vangelo di Marco sono: “Convertitevi…”, cioè cambiate voi stessi.  Oppure si potrebbe citare l’inizio del capitolo terzo del Primo Libro di Samuele che con amarezza costata che “la parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti”. 
 
Il primo aspetto che voglio rilevare, proprio a partire dalle parole del libro di Samuele, è il seguente: la parola di Dio aiuta a decifrare il tempo e la storia. Perciò è pensiero e visione. Come interpretare infatti i tempi che si vivono? Oggi è facile seguire continue news che ci vengono comunicate sui social e informano su eventi di vario genere, dalla guerra in Ucraina a notizie più banali o persino insignificanti per il mutamento della storia. Ciò che è paradossale è che più una news è condivisa dai like, più essa appare vera. Ci si abitua perciò a interpretazioni che non entrano nella profondità della storia, mentre ci si accontenta di quanto appare nella notizia come è comunicata, senza chiedersi il perché, senza lo sforzo di entrare nelle sue cause storiche e umane. Ora, finché si tratta di una questione tra amici, la cosa può anche apparire non così grave, ma quando sono implicati fattori di geopolitica, come possono essere le relazioni tra popoli e Paesi, allora ciò può diventare la base per scelte che non rispondono alla realtà che analizziamo e che si deve affrontare. 
 
La Bibbia è stata proprio la bussola che ha permesso di entrare nelle correnti profonde della storia offrendo parole che ne hanno svelato il senso e hanno fatto immaginare e annunciare il futuro. Ciò è più evidente nella profezia, sempre ricordando che il profeta della Bibbia non è colui che “prevede” il futuro, ma se mai colui che, nella memoria del passato, sa leggere il presente e far immaginare il futuro, chiedendo agli uomini di costruirlo. Scrive Sacks: “Il profeta avverte, non prevede. Il domani è frutto delle nostre scelte di oggi. Il tempo per i profeti non è l’insondabile dispiegarsi del destino, ma l’arena della libertà umana in risposta alla chiamata di Dio” (Jonathan Sacks, Non nel nome di Dio, p. 155). 
 
A questo proposito vorrei proporre due esempi.
 
Il primo parte proprio dal capitolo terzo del Primo Libro di Samuele sopra citato. Ci troviamo in un momento di svolta per la storia del popolo di Israele, che sta passando da un agglomerato di gruppi (tribù) che erano collocati nella terra di Canaan, guidate da figure carismatiche chiamate in genere giudici, a una unità sotto un unico re. Samuele, giovane al servizio del sacerdote Eli nel tempio di Silo fu chiamato da Dio e con fatica riconobbe la sua voce. Era l’inizio di un cambiamento d’epoca: la parola di Dio attraverso quel giovane, che assume in sé la missione profetica e di guida, rende possibile un nuovo inizio. Ma appare subito che, perché questo cambiamento potesse realizzarsi, c’era bisogno di qualcuno che ascoltasse quella parola e se ne assumesse la responsabilità al di là persino delle capacità personali, perché era quella parola che rendeva atti alla missione che Dio affidava. Prendo un secondo esempio dalla seconda parte del libro di Isaia, quella parte che gli studiosi attribuiscono ad un profeta vissuto a Babilonia durante l’esilio di Israele. Quale speranza per un popolo che aveva perso la terra, il tempio, Gerusalemme? Dove era finita la forza del suo Dio in mezzo alle grandi divinità babilonesi che apparivano vittoriose e che erano portate per le strade di quella città mentre quel popolo non poteva neppure rappresentare il suo Dio? Allora quel profeta anzitutto ricorda la misericordia di Dio e la storia che aveva già liberato il suo popolo. Da lì poteva immaginare e annunciare il suo futuro. Quindi sono necessarie tre cose: ascolto, memoria, visione. 
 
Sono proprio queste le parole che mancano spesso oggi, perché la parola di Dio possa tornare ad essere bussola per il nostro tempo, il tempo della libertà delle nostre scelte in risposta alla chiamata-parola di Dio. 
 
-  Ascoltare. E’ la premessa. Il profeta stesso ascolta Dio che parla. Un mondo dove non si ascolta, perché ognuno parla di sé e per sé, afferma se stesso, difende le sue ragioni senza ascoltare. L’ascolto si rarefà in una società di donne e uomini che si abituano a essere connessi sui social senza arricchirsi nelle relazioni personali. L’ascolto infatti, richiede la presenza, lo sguardo, l’attenzione, la pazienza, la rinuncia a qualcosa di sé, il tempo. L’ascolto permette di cogliere anche i gemiti, i lamenti, i dolori che il chiasso della vita sommerge e impedisce che arrivino ad altri. Penso alla voce debole di un vecchio, al grido di soccorso dei migranti nei deserti e nei mari, alla richiesta di aiuto dei senza fissa dimora, ma anche al bisogno di giovani che sono costretti al silenzio, a tenere dentro di sé le domande, i dubbi, le paure, le angustie. Chi li ascolterà?  Dio ascoltò il grido del suo popolo in Egitto e lo liberò. Fu l’unico, perché Mosè già se lo era dimenticato quel popolo, nonostante fosse consapevole delle ingiustizie. Gesù ascoltò il grido del cieco Bartimeo, anche se molti gli dicevano di tacere, e lo guarì. 
 
-  La memoria. La memoria non è semplicemente ricordare, ma rendere presente il passato perché sia efficace per l’oggi, perché sia aiuto alla comprensione del presente. La memoria libera la storia dalla casualità, da un susseguirsi di eventi senza connessione, indica un senso da comprendere e perseguire. La memoria, in un certo senso, rende possibile il presente e alza lo sguardo verso il futuro. Quindi la “non memoria” può essere una grave ipoteca per costruire il futuro. Pensiamo alla scarsa memoria della malvagità della guerra, della sua forza di distruzione e di morte. E’ mai possibile anche solo si affacci oggi ancora la minaccia nucleare, quando ben sappiamo che cosa abbia prodotto nel passato l’uso dell’atomica?  O che si continui a sostenere la guerra come via alla pace? “Ricordati!”, dice come un ammonimento il Dio della Bibbia.
 
-  Visione. Ascolto e memoria muovono visioni e immaginazioni. Così avveniva attraverso i profeti, che non sono coloro che prevedevano il futuro, bensì coloro che a partire dal loro tempo, facendo memoria del passato, potevano aiutare ad immaginarsi il futuro e lo facevano intravedere. Qui occorre fiducia, la fede biblica. Abbandonare un po’ le proprie certezze e il proprio abituale pessimismo, per lasciarci arricchire dalla passione e dalla com-passione di Dio per l’umanità, per il bene, la pace, la fraternità. 
 
 
 
Queste attitudini rendono possibile la costruzione di un mondo fraterno e pacifico, quello che papa Francesco ha indicato nella Fratelli tutti, dove il dominio dell’io possa essere sostituito da un “noi” di donne e uomini capaci di contribuire al comune impegno di essere parte di una famiglia umana universale, dove tutti, a partire dai poveri, possano trovare un posto per sperare e per vivere

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:09. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com